Massimo Bossetti (47 anni), accusato dell'omicidio della piccola Yara Gambirasio (13 al momento della morte) risulta disperato per la sua condizione di detenuto. Chiede una nuova perizia, per potersi difendere in maniera più adeguata. Perizia che tuttavia i magistrati negano a lui ed ai suoi legali, in quanto inutile ai fini di ulteriori indagini. Un leitmotiv? Tale richiesta oramai suona più come un disco rotto. Tuttavia, come ci informa la testata online il Giorno, sembra che il 'mantra' non sia ancora terminato e che l'uomo continui a ripeterlo ossessivamente.

Intanto, ieri Bossetti ha festeggiato il suo compleanno, il quarto che trascorre all'interno del carcere di via Gleno, a Bergamo. La sentenza da parte della Corte d'Assise d'appello di Brescia ha fornito motivazioni esaustive circa la conferma della condanna all'ergastolo nei confronti del 47enne di Mapello. 380 pagine che dimostrano come il Bossetti sarebbe attratto in maniera morbosa dalle ragazzine e di come abbia ferito Yara più volte dopo uno sfogo barbaro e feroce sul corpo dell'adolescente.

Massimo Bossetti: ecco cosa fa in carcere

Un compleanno, quello festeggiato ieri da Massimo Bossetti, pregno di grigiore e cupezza, 'illuminato', solamente dalla presenza amorevole di sua moglie Marita Comi e dei suoi figli.

Ieri pomeriggio, come ogni sabato, c'è stata inoltre la messa vespertina all'interno del carcere di via Gleno, officiata dal cappellano don Fausto Resmini. L'ex muratore di Mapello passa la maggior parte del tempo nella sua cella a scrivere in maniera continuativa. Ogni giorno, il presunto omicida della giovane Yara, è solito rispondere alle decine di lettere a lui indirizzate, provenienti da tutta Italia e dall'estero.

Il muratore si trova all'interno della sezione 'protetti', che ospita altri 13 detenuti, di cui la metà è di nazionalità straniera. In tale sezione del carcere vi è una biblioteca fornita di riviste e testi scolastici. Essa risulta essere molto frequentata dal muratore bergamasco, dove è solito leggere romanzi di genere thriller, libri riguardanti gli errori giudiziari e di psicologia.

Massimo Bossetti: la sentenza redatta da Enrico Fischetti

Enrico Fischetti ha redatto una sentenza dura certo, ma anche ben chiara, dettagliata e voluminosa. La prova regina è rappresentata come sempre dalle tracce di DNA dell'assassino sugli indumenti di Yara Gambirasio. Quel codice genetico rimasto duramente impresso sul corpo della giovane ginnasta non dà spazio a possibili errori e contraddizioni e basta per condannare il muratore 47enne. Anche il furgone Iveco Daily filmato mentre passa ripetutamente nei dintorni della palestra frequentata da Yara la sera del 26 Novembre 2010, è stato infine identificato con sicurezza con quello di Massimo. Tale mezzo non era stato 'correttamente valorizzato' dai giudici di primo grado di Bergamo, mentre per quelli di Brescia, l'identificazione risulta essere 'ragionevolmente certa'. Per aggiornamenti su questo ed altri casi di cronaca nera, cliccate Segui.