"Chi aderisce all’arcigay non può fare da madrina o padrino ai sacramenti". Questa la dichiarazione del parroco Don Pompeo Monaco, a Savoia di Lucania, provincia di Potenza, durante l’incontro in chiesa con dei ragazzi che riceveranno la cresima, presenti erano anche le famiglie dei sopracitati cresimandi. Il commento è stato rivolto, indirettamente ed in maniera inappropriata alla vice presidente dell’associazione Arcigay Basilicata, Antonella Giosa, presente alla riunione in questione.

Antonella Giosa, raccontando l'episodio dice di aver riflettuto a lungo sul denunciare o meno ciò che è accaduto

Non perché offesa da simili affermazioni, ma per la paura che tali parole avessero potuto ferire la sensibilità dei suoi soci tesserati. Ma dato il ruolo di spicco che la donna riverste all'interno dell’Arcigay Basilicata non ha potuto, ovviamente, rimanere in silenzio.

Tutto ciò è accaduto in un incontro indetto dal parroco presso la chiesa madre di Savoia di Lucania, paese di residenza della Sig.ra Giosa. Il parroco ha fatto presente l'impossibilità di essere madrina per la donna, motivazione? La sua responsabilità per il ruolo rivestito per quell'associazione che per ogni regione d'Italia, tutela e difende i diritti degli omosessuali.

Tutta la cittadinanza si chiede quale sia l'opinione dei vertici della chiesa in merito all'accaduto, pur prendendo per buone le parole del prete, il quale non ha ritrattato, a distanza di giorni, le sue affermazioni.

Purtroppo nel paese c'è assenza di solidarietà in merito alle tematiche sui diritti delle persone LGBT, ma la donna vuole, tramite la sua denuncia, tutelare ragazzi e ragazze adolescenti che hanno preso per giuste e vere simili sciocchezze che il parroco ha fatto apparire come normali "regole della chiesa".

Si sa che nei paesi del sud la voce del parroco rappresenta il verbo, ragion per cui nessun genitore ha fatto comprendere ai propri figli che quell'atto, sicuamente inadatto al contesto, poteva seminare ulteriore odio ed ulteriori discriminazioni, quasi pubblicizzate dalla chiesa.

La discriminazione in ogni sua forma dovrebbe essere ritenuta sbagliata, dice la vice presidente dell'Arcigay regionale, la quale dichiara d'essere orgogliosa di rappresentare il movimento che, al contrario di molte organizzazioni, si pone l'unico obiettivo dell'accettazione, da cui ne deriva il rispetto.

Il tutto dovrebbe avvenire per conoscenza e non per verità inconfutabile a compartimenti stagni.

L'associazione è orientata all'amore, alla comprensione e all'ascolto

Arcigay Basilicata, senza esprimere alcun giudizio, aiuta ad affrontare le problematiche affini all'omosessualità, questo non può essere un motivo di discriminazione, visto anche il punto di vista di Papa Francesco in merito alla questione, che ha aperto le porte della chiesa ai gay. Indignarsi e smettere di far finta che tutto vada bene è il primo passo verso la normale evoluzione umana, anche nei piccoli paesi.