Ora l'elemento che mancava c'è. La prova del Dna lo inchioda. Cristi Popa, stupratore e rapinatore seriale, oltre ad aver brutalizzato alcune prostitute, è il responsabile della violenza sessuale avvenuta a villa borghese. La notte del 18 settembre, si era accanito su una povera clochard, l'aveva legata e stuprata all'interno del parco nel centro storico di Roma. Lo scorso 6 ottobre è stato fermato per rapina, sequestro di persona, lesioni e violenza sessuale nei confronti di tre prostitute sulla via Salaria. Gli investigatori avevano subito associato le modalità dello stupro di villa Borghese con le altre tre violenze avvenute in appena due settimane.

Solo mancava il fondamentale riscontro che ora c'è.

Il Dna 'parla'

Cristi Popa, rumeno di 25 anni, è stato incastrato dalla sua stessa mappa genetica che è risultata essere perfettamente compatibile con le tracce biologiche rinvenute sugli abiti della clochard tedesca di 57 anni, in particolare sugli slip recuperati dagli inquirenti dopo la violenza sessuale. La povera donna senza fissa dimora era solita dormire all'aperto in rifugi di fortuna, prevalentemente a villa Borghese, storico parco nel cuore di Roma. Ma la notte dello scorso 18 settembre mentre si accingeva a mettersi a dormire in un giaciglio che si era ricavata tra le foglie, le si era avvicinata un uomo che, con la scusa di bere qualcosa insieme, l'ha picchiata, spogliata, legata mani e piedi con corde e lacci delle scarpe, violentata e persino rapinata delle sue povere cose.

A trovarla seminuda e in stato confusionale, è stato un tassista di passaggio con l'auto lungo il viale che attraversa il parco che l'ha soccorsa e ha anche dato l'allarme. Dopodiché, la donna è stata ricoverata all'ospedale Santo Spirito dove ha trascorso alcuni giorni, per poi essere ospitata in una casa famiglia, mentre da subito sono partite le indagini.

Fondamentale è stata la prova del Dna, dal momento che la donna non aveva saputo tracciare un identikit esatto del suo aggressore. Ricordava solo che aveva una voce giovane, un accento straniero e parlava un po' d'italiano. Invece Popa era stato subito riconosciuto da alcune prostitute dopo aver visto la foto che gli uomini della Squadra mobile avevano mostrato loro.

La 'firma' dello stupratore seriale

Dall'inizio delle indagini, la IV Sezione della Squadra Mobile di Roma, aveva riscontrato un'identità tra il "modus operandi" dello stupratore di villa Borghese e quello del violentatore delle 3 prostitute fermato sulla Salaria, proprio come se fossero la stessa persona. Come di fatto è. C'è stata una precisa ritualità in tutte e quattro le azioni violente: tutte le volte, le vittime sono state legate, immobilizzate, brutalmente percosse e violentate. L'ipotesi investigativa si è dimostrata essere più che fondata grazie all'esame del Dna. Inoltre, in un casolare abbandonato di Monterotondo, cittadina alle porte di Roma Nord, scelto da Popa quale sua dimora, sono stati trovati i cellulari e gli oggetti rapinati alle prostitute durante le aggressioni.

Ora il rumeno è agli arresti nel carcere romano di Regina Coeli, in attesa che la procura proceda nei suoi confronti.

Le indagini proseguono

Dopo il fermo dello scorso 6 ottobre, gli inquirenti hanno divulgato una foto di Popa. Le indagini proseguono per accertare se si sia reso responsabile di altre violenze. Per questo, la foto diffusa via social e tramite i media, è stata anche distribuita sulla Salaria per far sì che prostitute eventualmente aggredite e violentate, escano allo scoperto e lo denuncino se si è macchiato di ulteriori crimini.