Fabrizio Pozzobon, 51 anni, è scomparso nel nulla dal dicembre del 2016. Imprenditore, proprietario di una piccola azienda di impianti termoidraulici, sposato e con due figli, l’uomo era conosciuto nel suo paese, Castelfranco Veneto in provincia di Treviso, per il suo passato da consigliere comunale nelle fila della Lega Nord. Infatti per ben due volte, nei primi anni novanta e nel 2014, quando era subentrato ad una collega dimissionaria, aveva preso posto tra i banchi del Carroccio nell’assise cittadina. Ma ultimamente qualcosa potrebbe essersi rotto nella tranquilla routine dell’uomo, che ormai non dà più notizie di sé da circa un anno, quando è partito per un viaggio in Turchia.
Il dubbio degli inquirenti
Infatti nessuno lo ha più visto dal giorno dell’imbarco all’Aeroporto di Venezia, destinazione Istanbul. Solo pochi contatti con i familiari, con rassicuranti messaggi WhatsApp, e poi un’ultima foto, inviata ad un amico, in cui l’uomo era ritratto sorridente in mezzo a delle rovine di quella che sembrava una città bombardata. Particolare inquietante, un’arma, non si sa se vera o falsa, impugnata dall’imprenditore. Da qui il sospetto che ha portato la procura di Vicenza ad aprire un fascicolo per terrorismo. Infatti Pozzobon, che già era stato in Turchia precedentemente, potrebbe aver lasciato l’Italia non per un viaggio di svago di due mesi, come avrebbe fatto credere ai familiari, ma per arruolarsi come soldato nell’esercito dell’Isis e diventare così un foreign fighter.
Una vita tranquilla
Certo questa non è l’unica ipotesi al vaglio degli inquirenti: non si sottovaluta la possibilità di un sequestro o di un omicidio, ma potrebbe anche trattarsi di un semplice allontanamento volontario, magari insieme a qualcuno conosciuto nei precedenti soggiorni in Turchia. “Ci ha sempre raccontato che partiva per andar trovare degli amici; nessuno si è mai preoccupato perché restava in contatto con noi ed era sempre tornato” spiega un collaboratore dell’azienda di Pozzobon.
Certo è che l’imprenditore non aveva nessun problema economico e conduceva una vita irreprensibile: la domenica prima di partire era pure stato notato alla messa del paese. Eppure qualche stranezza c’è: negli ultimi tempi aveva discusso più volte con alcuni conoscenti di Islam, riservando profonde critiche al modo in cui i bombardamenti avevano messo in ginocchio la popolazione civile del Medio Oriente.
Gli indizi sui social
E poi ci sono i social: il profilo con il suo nome su Facebook ha per immagine di copertina una donna con il nikab, il velo islamico che lascia scoperti solo gli occhi. Inoltre sorprende un suo selfie col volto mascherato e irriconoscibile davanti ad una chiesa. Anche le pagine seguite indicano un chiaro interesse per certi argomenti: Jahidi John, il giovane britannico conosciuto come il “Boia dell’Isis”, diversi gruppi che inneggiano allo Stato Islamico, alcune agenzie di stampa siriane e medio orientali. Un’ipotesi plausibile è una vicinanza alla causa dell’Isis da non ricercarsi in motivi religiosi, ma ideologici. Certo è che il passaggio dalla dichiarazione di “Sovranità nazionale e di nazionalità veneta” – sottoscritta a suo tempo da Pozzobon – al sostegno del Califfato sembra davvero incredibile.