C'è l'erba morbida e verde dei campi da golf, che dicono costi molto sia da impiantare che da mantenere, e poi c'è "l'erba" altrimenti detta, legalizzata o meno. Ma quella che si trovava ad Urabà, in colombia, era "coperta" (prima di essere "scoperta" dalla polizia) da un telone davvero speciale, che non era lì per preservare i preziosi ciuffi sottostanti.

Maxi-sequestro storico

Con pacchi di cocaina posizionati l'uno accanto all'altro senza soluzione di continuità, i narcos hanno composto un tappeto di bella estensione, del peso complessivo di 12 tonnellate che, se all'origine costava pressappoco 360 milioni di dollari, alla vendita avrebbe fruttato quasi il doppio: 660 milioni di dollari.

Il prezioso "arazzo" era di proprietà di uno dei numerosi boss di quello che viene chiamato "Il Clan del Golfo", ovvero Dairo Antonio "Otoniel" Usuga. Specializzato nel narcotraffico, non disegnerebbe anche altre attività criminali legate ad estorsioni e sequestri, a dispetto dell'età di poco sotto la cinquantina.

Probabilmente sarebbe passato alla storia come uno dei tanti, piccoli grandi boss della droga, e invece, senza saperlo e soprattutto senza volerlo, ha associato il suo nome a quello del presidente colombiano Juan Manuel Santos. Questi ha subito definito "storico" il maxi-sequestro, sicuramente il più consistente in oltre quarant'anni di altalenante lotta al narcotraffico. E se anche in Italia spesso giungono notizie legate alla scoperta di grossi quantitativi di droga, indubbiamente quello colombiano ad oggi è da Guinness dei primati, accanto a due nomi di campi opposti.

Da ELN a boss della droga

L'intrepido Usuga ha seguito un po' le orme di tanti boss della droga colombiana, molti provenienti dai due gruppi terroristici-sovversivi di ispirazione marxista-leninista, Farc-Ep (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia-Ejército del Pueblo), ed ELN (Ejército de Liberación Nacional). In particolare, Usuga apparteneva al secondo.

La "chiusura" della fase terroristica tramite amnistia generale, a patto di cessate il fuoco e consegna delle armi, fu avviata in grande stile dal presidente Uribe, e poi portata avanti dal suo Ministro della Difesa, ossia il nuovo presidente Santos che era in prima linea al tempo della repressione, e che ora si ritrova ad affrontare gli stessi nemici.

Ma non sul piano militare, bensì sotto le nuove spoglie di narcotrafficanti che sfruttano l'enorme esperienza accumulata in passato nell'autofinanziamento "terroristico", controllando la produzione di droga in vastissime zone interne.

Certo è, che seppure i maxi-sequestri di stupefacenti risollevano il morale alla presidenza, accusata spesso dagli USA di scarso impegno, è noto che la perdita di un carico è sempre relativa per i trafficanti. Queste situazioni, infatti, spesso sono preventivate, se non "pianificate", per allentare la tenaglia delle operazioni militari e dare un nuovo respiro al commercio criminale.