Anche se ufficialmente sciolta da diversi lustri, la Banda della Magliana viene ancora evocata quando si parla di criminalità a Roma. E quello che sta succedendo a Ostia, con le sparatorie e le gambizzazioni avvenute in questi ultimi giorni, sta convincendo gli inquirenti di quanto sia alto il rischio dell’esplosione di una nuova guerra di mafia tra le famiglie del litorale lidense. Territorio una volta controllato dalla Banda della Magliana e, precisamente, dal gruppo di ostia comandato da Paolo Frau, strettamente collegato con i testaccini di Enrico De Pedis, detto ‘Renatino’ e Danilo Abbruciati.

All’omicidio di Frau, avvenuto nel 2002, con la simultanea presunta liquefazione del più importante gruppo criminale della storia di Roma, sarebbero seguiti anni di assestamento, con il potere passato dalla famiglia Triassi, legata a Cosa Nostra siciliana, a quella dei Fasciani e, infine, agli Spada.

La Banda della Magliana e l’omicidio di Paolo Frau

La recente storia criminale del Lido di Ostia si riapre il 18 ottobre 2002, quando alcuni colpi di pistola sparati in via Francesco Grenet mettono fine alla vita di Paolo Frau, storico esponente della Banda della Magliana, descritto da diverse fonti come ‘amico fraterno’ di Enrico De Pedis, il famigerato ‘Renatino’, boss del gruppo di Testaccio, ammazzato a sua volta nella centralissima via del Pellegrino, a Roma, il 2 febbraio 1990 dai rivali della Magliana.

Frau, conosciuto con il soprannome di ‘Occhi di ghiaccio’, riuscito incredibilmente ad uscire pulito dal processo alla Banda della Magliana, era tornato nella ‘sua’ Ostia per gestire i traffici illeciti: dal traffico di droga alla gestione degli stabilimenti balneari, passando per l’usura e i misteriosi incendi alla Pineta ostiense.

I Triassi spazzano via quelli della Magliana

Alcuni ex esponenti della Banda della Magliana, come Roberto Pergola ‘er negro’ e Faraj Sulaiman ‘l’iracheno’, riescono a mantenere la gestione di alcuni chioschi sulle spiagge, ma l’operazione Anco Marzio compiuta dalle forze dell’ordine nel 2004 mette in crisi anche questo status quo.

È a questo punto che si affacciano sulla scena criminale di Ostia i membri della famiglia Triassi, siciliani ‘coperti’ secondo le indagini dalla potente famiglia dei Cuntrera-Caruana. I boss sono i fratelli Vito e Vincenzo Triassi. Sarebbero stati loro ad ordinare la spedizione punitiva del 15 dicembre 2006 che costò la pelle a Franco Calabresi e Fabio Carichino. Ma il regno incontrastato dei Triassi dura poco: Vito viene gambizzato il 21 settembre 2007 nella zona Casal Palocco, mentre la stessa sorte tocca al fratello Vincenzo tre anni dopo, nel 2010.

Comincia il regno dei Fasciani e degli Spada

È con queste gambizzazioni, secondo il pentito Sebastiano Cassia che fa le sue rivelazioni nel 2012, che termina la reggenza dei Triassi e comincia quella della famiglia dei Fasciani, alleata e allo stesso tempo rivale del clan sinti degli Spada.

Il passaggio di poteri sarebbe stato sancito durante una riunione tenutasi nella sala giochi Snai, ubicata sotto casa di Vincenzo Triassi, alla quale avrebbero partecipato, racconta Cassia, “Vito Triassi, Vincenzo Fasciani, un siciliano detto ‘zio Ciccio’D’Agata e uno degli Spada”. Ai Triassi, in pratica, sarebbe stata lasciata solo la gestione del traffico di armi. A quello stesso periodo risalgono gli omicidi di quel che resta della Banda della Magliana: nel 2009 viene ucciso lo storico braccio destro di Frau, Emidio Salamone, mentre nel 2011 avviene il duplice omicidio di Giovanni Galeoni detto ‘Baficchio’ e di Francesco Antonini detto ‘Sorcanera’.

L’ascesa degli Spada

A far fuori Baficchio e Sorcanera, racconta l’11 maggio 2016 un altro pentito, Michael Cardoni del clan Baficchio, sarebbero stati materialmente quelli del clan Spada che, con questo duplice omicidio di rango, cercano di uscire dall’orbita del clan ‘alleato’ guidato da Carmine Fasciani.

In quel periodo, però, non scoppia la temuta guerra perché, secondo gli inquirenti, il boss della camorra trapiantato a Roma, Michele Senese, avrebbe ordinato la ‘pax mafiosa’.

Gli arresti del 2013 e Mafia Capitale

Il 27 giugno 2013, però, Michele Senese detto ‘O’ pazz’ vine arrestato. Un mese dopo, poi, il 26 luglio 2013, con l’operazione Nuova Alba vengono arrestate 51 persone, tra cui proprio Carmine Fasciani, reggente dell’omonima famiglia. Nel maggio 2014 stessa sorte tocca al capo degli Spada Carmine detto ‘Romoletto’. Infine, a chiudere il cerchio, almeno per il momento, il 2 dicembre 2014 arriva esplode Mafia Capitale con l’arresto, tra gli altri, di Massimo Carminati, amico-nemico di Senese contro il quale, in un video che passerà agli annali, si permette di puntare il dito in modo più che minaccioso.

La famiglia Ferreri, i ‘nuovi Fasciani’

La storia diventa cronaca arrivando fino ai giorni nostri. Prima i ripetuti arresti dei membri del clan Fasciani, con ‘Don Carmine’ posto in isolamento nel carcere napoletano di Secondigliano, e poi la deleteria esposizione mediatica degli Spada, soprattutto dopo la testata inferta da ‘Robertino’ al giornalista della Rai, avrebbero alterato nuovamente gli equilibri criminali del litorale romano. Figura di spicco del nuovo corso sarebbe Fabrizio Ferreri detto ‘Dentone’, nipote della moglie di Terenzio Fasciani, fratello di Carmine. Fabrizio, fratello di Alessio, il pizzaiolo gambizzato il 24 novembre scorso, gestirebbe il traffico di stupefacenti in arrivo nella Capitale.

Ma i suoi legami parentali di peso non si fermano qui: nipote di Rosario Ferreri (referente dei boss palermitani Francesco d’Agati e Pippo Calò) e parente acquisito di Ottavio Spada (fratello di ‘Romoletto).