È un giallo in piena regola il caso della povera Renata Rapposelli, la pittrice 64enne scomparsa il 9 ottobre dopo una breve puntata a casa dell'ex marito e del figlio a Giulianova, trovata morta venerdì scorso, il 10 novembre 2017, in un dirupo nelle campagne di Tolentino, in provincia di Macerata. Troppe cose non tornano, molte le anomalie, e ieri il figlio è stato anche protagonista di un lapsus: parole pesanti in un'intervista di due settimane fa, rimandata in onda da "Chi l'ha visto?", in cui fa il nome proprio del luogo dove è stato scoperto il cadavere di sua mamma.

Misteri ancora tutti da sciogliere in ore di fremente attività investigativa. Gli inquirenti cercano prove e tracce. Per questo oggi sono stati al lavoro su più fronti: nella casa di Renata ad Ancona, e a Giulianova. L'autopsia per ora non dà certezze, ma allarga le possibilità. E forse, prima dei 60 giorni accordati al medico legale, non si avranno risposte sulla causa del decesso della donna.

Lo strano lapsus del figlio

Ieri la trasmissione televisiva "Chi l'ha visto?" che si occupa di persone scomparse, è tornata nuovamente sul caso di Renata che ha trattato da subito, mandando in onda un pezzo di intervista fatta al figlio Simone Santoleri in cui racconta la telefonata che gli era stata fatta dai carabinieri di Cingoli (comune in provincia di Macerata) per informarlo della scomparsa della madre.

Simone riferisce la chiamata con queste parole: "Sono il maresciallo dei carabinieri di Cingoli, si Cingoli, ma a me viene il mente 'Chienti', non so perché", dice. Questo accadeva 14 giorni prima del ritrovamento del corpo della mamma nelle campagne di Tolentino, guarda caso proprio sull'argine del fiume Chienti. Come mai gli viene in mente il Chienti?

Vorrà dire qualcosa? Il suo avvocato, Alessandro Angelozzi, ha riferito che Simone non conosce i luoghi in cui è stato ritrovato il cadavere della mamma e che il suo assistito "non voleva dire, quello che voi giornalisti pensate".

Indagini serrate

Ci sono indagini serrate in corso. Stamattina c'è stato un doppio intervento dei Ris dei carabinieri.

Giunti da Roma, dalle 10 e 30 e per tutta la mattinata, hanno passato al setaccio la casa di Renata ad Ancona. I Ris forse torneranno anche domani nell'appartamentino di 50 metri quadri che a 'Reny' era stato assegnato dal comune di Ancona, per analizzare anche androne, tromba delle scale, ambienti, in cerca di tracce di una eventuale terza persona non presa in considerazione finora. Intanto, all'ora di pranzo a Giulianova è arrivato un altro gruppo di lavoro per esaminare l'auto Fiat 600 già sequestrata circa 10 giorni fa, ma sottoposta in precedenza solo ad analisi con il luminol per trovare tracce di sangue, mentre oggi sono stati fatti altri esami. Poi c'è il mistero degli effetti personali di Renata: borsa, chiavi di casa e telefonino, che fine hanno fatto?

E c'è quella strana coincidenza: il suo telefonino che risulta spento non appena lei arriva a Giulianova e, in contemporanea, si spengono anche quello dell'ex marito Giuseppe e del figlio, per 3 giorni. Simone ha spiegato che ha più cellulari e ha utilizzato gli altri. Ma questo sarà da verificare.

L'autopsia ancora non 'parla'

Ora che gli occhi di tutti sono puntati sul figlio e l'ex marito indagati per accuse pesantissime, omicidio e occultamento di cadavere, l'autopsia fatta su quel che resta del corpo di Renata, invita alla cautela. Dalle prime indiscrezioni, dall'esame radiografico, non risultano fratture o lesioni articolari. Al momento, non c'è prova di un'aggressione violenta. Dai campioni di tessuto prelevati, si spera di poter ricostruire le ultime ore di vita di Renata. Verrà fatta l'analisi tossicologica: ha ingerito sostanze prima di morire? Che sia stata uccisa, l'autopsia ancora non lo dice. Se sia stata strangolata o soffocata, sarà più difficile accertarlo.