Il dramma di un sisma non finisce quando la terra smette di tremare. Sono passati due mesi, ma il Messico vive ancora il dramma dei terremoti del 7 e 19 settembre. Solo in Città del messico sono morte più di 300 persone. Quarantatré palazzi sono crollati e migliaia di scuole sono rimaste inutilizzabili. I messicani hanno cercato di reagire subito al dramma, ma i disagi per sfollati e famigliari delle vittime sono solo all’inizio. Il governo del presidente Enrique Peña Nieto ha disposto un fondo speciale per assistere ai cittadini che devono rimettere su le proprie case.
Dall’estero sono arrivate anche tante donazioni di denaro e materiali per la ricostruzione. Tuttavia, le risorse sono poche di fronte al dramma che si vive in Messico e la corruzione sta facendo salire i prezzi. In un’intervista, il padre Rogelio Narváez, segretario della Caritas in Messico, ha detto che lo scenario è quello di un’ecatombe: “Sembra che in Messico ci sia stata una guerra. È tutto distrutto”. La Chiesa cattolica continua a sforzarsi per assistere le vittime, nonostante le difficoltà. Circa 1000 chiese e centri di accoglienza sono rimasti inagibili dopo i terremoti. Per il prete, quello che è successo in Messico è una “catena di calamità”.