È vero o no che le ong che operano nel Mediterraneo, come sostengono diverse procure italiane, in mare agirebbero di comune accordo con scafisti e criminali pur di salvare i migranti? Loro hanno sempre affermato il contrario ma, oltre alle prove raccolte dagli inquirenti, adesso c’è anche un video che li inchioda alle loro responsabilità. La scena si svolge a 15 miglia dalle coste della Libia, tra le città di Sabrata e Zuara. Qui, come racconta il servizio della trasmissione Report, andato in onda lunedì 20 novembre su Rai3, si sarebbe imbarcata con destinazione Italia la maggior parte dei 114mila migranti sbarcati nel nostro paese durante il 2016.

A bordo della nave Aquarius

L’inviata del programma di approfondimento condotto da Sigfrido Ranucci si trova a bordo della nave Aquarius della Ong Sos Mediterranee, l’organizzazione umanitaria internazionale italo-franco-tedesca che, sul suo sito internet, si definisce “indipendente da qualsiasi schieramento politico e da qualsiasi ideologia religiosa”. Sull’imbarcazione operano anche i membri di un’altra Ong, ben più conosciuta: Medici sena frontiere.

Il video di Report

Le immagini girate dall’operatore Rai, contrariamente a quelle con inquadratura più stretta fornite sempre dagli ‘umanitari’, non lascia spazio a dubbi. Durante un’operazione di salvataggio di un barcone carico di migranti, vengono immortalate tutte insieme diverse imbarcazioni: il gommone carico di migranti, due ‘rhib’ di soccorso appartenenti alle Ong, una motovedetta della Guardia costiera libica e alcuni barchini di legno.

Interrogati in merito alla presenza di questi ultimi, alcuni membri di Sos Mediterranee rispondono imbarazzati che si tratta di “pescatori”. Peccato che questi cosiddetti “pescatori” si aggirino sulla scena del salvataggio senza né reti, né canne da pesca. Un rapporto dell’agenzia europea Frontex li definisce, invece, “facilitatori” dei trafficanti, ovvero persone che hanno il compito, come mostrano le immagini, di recuperare motori, giubbotti di salvataggio e, a volte, anche gli stessi gommoni dei migranti (che secondo le regole internazionali dovrebbero invece venire subito affondati per impedire agli scafisti di riutilizzarli).

Traffico di imbarcazioni nel Mediterraneo

Mistero nel mistero sono le dichiarazioni di alcuni ufficiali del governo libico di Al Serraj (quello riconosciuto dalla comunità internazionale che ‘controlla’ la Tripolitania), i quali affermano che la motovedetta ripresa dalle immagini non appartiene a loro. Intanto, vista la giornata di sole e mare piatto, diversi barconi stracarichi di migranti hanno preso il largo e, ad attenderli, ci sono quasi tutte le navi delle Ong: la Phoenix di Moas, la Vos Prudens di Medici senza frontiere, la Iuventa di Iugend Rettet (attualmente sequestrata e sotto inchiesta), la Golfo Azzurro di Proactiva Open Arms e, infine, la Sea Eye.

Assenti ingiustificati, invece, la Guardia costiera italiana e le imbarcazioni di Frontex. Presente, ma solo per pochi minuti, un elicottero di Sophia, la missione europea anti scafisti. Come afferma l’inviata di Report, mentre scorrono immagini inequivocabili, il “meccanismo sembra rodato”, visto che tra Ong e scafisti non mancano neanche i saluti di cortesia. Naturalmente gli operatori umanitari non riprendono le immagini, ‘rubate’ invece dagli eredi della Gabanelli, perché, come spiega uno di loro, l’ordine tassativo è di non mostrare quanto avviene realmente.