Ha ricoperto il corpo con polvere di cemento, sigillato la porta della stanza con silicone per non far passare aria e odori di morte, messo un'epigrafe alla porta proprio come all'ingresso di una Tomba, quindi vegliato il padre, il pensionato 67enne Guido Begatti, continuando a vivere nella stessa abitazione. "Precauzioni" che Alberto Hugo, 31enne cileno, adottato quando era un bambino, aveva preso affinché nella palazzina signorile di Corso XXII Marzo, al centro di Milano, dove abitavano lui e il padre, i condomini non si accorgessero di nulla né si spandesse il forte odore del corpo in decomposizione del padre strangolato.

E' andato avanti così per oltre 15 giorni, finché ieri non ha deciso di uscire allo scoperto, lasciando però dietro di sé interrogativi e ipotesi inquietanti: è scomparso e si teme il suicidio.

Singolare richiesta al veterinario

Alberto Hugo ha inviato alle 6 di ieri mattina (28 novembre) una mail al veterinario di fiducia esortandolo ad occuparsi dell'amato cane di famiglia, un bassotto. Gli ha chiesto di recarsi all'ingresso dell'abitazione: sotto lo zerbino aveva lasciato le chiavi di casa e una lettera con le istruzioni. Insospettito, il veterinario ha chiamato la polizia prima di entrare in casa. Gli agenti delle Volanti della Questura, i primi ad accedere al primo piano dell'abitazione posta in un signorile palazzo della zona 'bene' di Milano, hanno fatto la macabra scoperta: la porta della stanza del padre era sigillata con il silicone e nella camera, diventata una tomba, Guido Begatti era sul suo letto, avvolto da coperte e con una cinta intorno al collo.

L'autopsia sarà effettuata, ma dalla prima analisi del medico legale è evidente che la morte violenta sia avvenuta per strangolamento. Fuori dalla porta era appeso un foglio con le date di nascita e morte dell'uomo: "5 ottobre 1948 - 11 novembre 2017". Sul posto, sono giunti anche il pm di turno, Enrico Pavone, gli uomini della Scientifica e gli investigatori della Omicidi della Squadra Mobile che subito si sono messi alla ricerca del solo e unico indiziato dell'omicidio: il figlio.

Ritrovata l'auto

Nella sera di martedì 28 novembre, è stata ritrovata l'auto,una Fiat Tipo, di Hugo a Rivolta d'Adda, provincia di Cremona a 40 chilometri da Milano, in prossimità del fiume Adda. Sono state avviate ricerche, finora senza esito, per capire se si sia suicidato, una volta dopo aver fatto scoprire il corpo del padre, o se sia stato un tentativo di depistare le indagini lasciare l'auto in quel punto.

L'ipotesi del suicidio sembrerebbe avvalorata dal fatto che un paio di mesi fa era morta la madre, la persona più importante nella vita di Hugo, a cui era legatissimo. Mentre col papà, secondo la testimonianza dei vicini, non aveva un buon rapporto. Alberto studiava ma era fuori corso, non aveva autonomia economica e faceva piccoli lavoretti in zona. Dopo la morte della madre si era chiuso nel silenzio, L'ultima volta era stato visto dai vicini tra domenica e lunedì mattina con il cane. Le immagini delle telecamere potranno svelare i suoi ultimi movimenti prima di sparire. In alcune pagine scritte trovate in casa, l'uomo non dichiara di aver ucciso il padre, ma emerge lo stato depressivo e lascerebbe intendere la volontà di uccidersi lui.

Cosa sia accaduto dopo la morte della madre e perché abbia ammazzato il padre, restano aspetti da chiarire. Emerge un dramma familiare e la disperazione di chi senta l'angoscia di un itinerario già segnato. A quanto pare, tutto ciò che gli interessava era preservare il ricordo della mamma e trovare qualcuno che si occupasse del bassotto, riconosciuto quale presenza affettiva. Oltre alla volontà d'essere scoperto.