Un'enorme partita di circa 24 milioni di pillole di droga è stata oggetto di maxi sequestro da parte della sezione antiterrorismo della Dda di Reggio Calabria. Gli investigatori hanno scovato una rete che passa anche dal porto di Gioia Tauro. Si tratta, in particolare, di Tramadolo, la droga sequestrata la scorsa notte. Le indagini investigative sono partite dal II Gruppo della Guardia di Finanza di Genova che precedentemente aveva già sequestrato nel porto un carico della sostanza in questione. Gaetano Paci, procuratore aggiunto, responsabile per la Dda di Reggio Calabria dell'area tirrenica, non si stupisce - così come riportato da la Repubblica - di trovare carichi di questo tipo, in quanto spesso lì passa di tutto, ma il dato preoccupante, dice, è che lì bisogna chiedere il permesso ai clan che controllano tutto.

Aggiunge quindi che non possono essere esclusi legami tra 'ndrangheta e organizzazioni del Medio Oriente, e che sono stati già individuati vettori e famiglie riconducibili alla 'ndrangheta che sembrano impegnati con traffici con il Medio Oriente. Si tratta di tasselli da comporre, e le indagini sono in corso, dice il magistrato.

La 'droga del combattente' proveniva dall'India ed era diretta in Libia

Le 24 milioni di pillole, dal valore di 50 milioni di euro, provenivano dall'India ed erano dirette in Libia, dove con molta probabilità sarebbero state commerciate nei territori controllati dal Daesh. Le compresse, contenute in appositi blister, rappresentano sia una ingente fonte di guadagno per gli uomini dello Stato Islamico, sia una sorta di arma atta a motivare i combattenti del Califfato nero.

Il forte oppiaceo è in commercio dagli anni '80, può trasformarsi in potente anfetamina se mescolato con altre sostanze, come la caffeina. Assumendolo, è probabile che non si senta paura, fatica o dolore. Dagli anni duemila si è largamente diffuso fra i combattenti jihadisti. La produzione del tramadolo, che inizialmente avveniva principalmente in Medio Oriente, oggi avverrebbe anche in altre zone del mondo e spedito a bordo di cargo nel Mediterraneo.

La "droga del combattente" è stata trovata anche nel covo di Salah Abdeslam, uno degli attentatori di Parigi, ma anche nel sangue di uno degli attentatori di Sousse, in Tunisia. Anche nelle postazioni del Califfato i combattenti curdi hanno rinvenuto tracce dell'oppiaceo. Fonti inoltre rivelano che Boko Haram farebbe uso della sostanza per addestrare i "bimbi soldato".