Questa mattina, 21 dicembre, i militari dell'arma di Catania hanno tratto in arresto un barelliere quarantaduenne del posto, accusato di omicidio volontario, nell'ambito dell’inchiesta “Ambulanza della morte”.

Secondo gli inquirenti, l'uomo sarebbe l'autore di almeno tre decessi, indotti con il fine di ricavarne profitto. Dalle indagini - avviate circa un anno fa grazie ad un'intervista di un collaboratore di giustizia rilasciata alla trasmissione televisiva investigativa "Le Iene"- è emerso che l'arrestato avrebbe iniettato aria nelle vene di alcuni pazienti anziani, dimessi dall'ospedale di Biancavilla.

Gli omicidi sarebbero avvenuti sull'ambulanza durante il percorso verso casa. Il quarantaduenne, secondo l'accusa, avrebbe volutamente tolto la vita ai malati, con l'obiettivo di vendere i funerali ad una ditta funebre "amica".

Ecco come avveniva la vendita delle salme

Gli investigatori hanno scoperto che il barelliere, giocando sulla sofferenza dei familiari dei defunti, avrebbe suggerito puntualmente un’agenzia di onoranze funebri, che per ogni cadavere gli riconosceva trecento euro.

Il reato di omicidio volontario gli è stato contestato con l'aggravante di avere agevolato gli interessi di "Cosa nostra". Dalle ricostruzioni effettuate dagli investigatori siciliani è emerso infatti, che "l'ambulanza della morte" toglieva la vita per mano del clan Mazzaglia-Toscano-Tomasello e del clan Santangelo di Adrano.

Le vittime accertate per il momento sono due anziani ed un 55enne morto nel 2015.

Attualmente sono in fase di accertamento altri centocinquanta decessi sospetti. I carabinieri di Paternò -su disposizioni dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia etnea - hanno acquisito numerose cartelle cliniche dal nosocomio di Biancavilla, per appurare la veridicità di tutti i fatti raccontati dal pentito, in un primo momento davanti alle telecamere de "Le Iene" e successivamente denunciati alle forze dell'ordine.

Nell'inchiesta sono coinvolti anche altri due barellieri indagati per fatti analoghi, ai quali sono contestati gli stessi reati, che si sarebbero verificati su diverse ambulanze. La procura per il momento non ha ancora specificato la loro posizione ne rivelato ulteriori dettagli. I fatti sarebbero iniziati nel 2012, all'insaputa dei dirigenti del nosocomio siciliano e dei medici che dimettevano i pazienti.