I dipinti di Egon Schiel, allievo di Klimt e pittore espressionista, sono stati costretti alla censura nella metropoli inglese, a causa degli organi sessuali rappresentati nelle opere (nudo maschile seduto; ragazza con calze arancioni). La censura è un vero e proprio paradosso se si pensa che l’espressionismo stesso, cent’anni fa, nacque come critica ad una società classica e perbenista. D’altronde, al giorno d’oggi, una scelta simile appare insensata: la presenza di apparati genitali in due dipinti non può inquietare od in qualche modo infastidire neanche la sensibilità del pubblico più piccolo.

La vita sessuale, sin dagli studi di Freud pubblicati nel primo 1900, è considerata una componente naturale e fondamentale della vita umana. L’esplorazione e la scoperta del proprio corpo, e dunque degli organi riproduttivi, avviene già a partire dall’età di 3 anni, chiamata da Freud la fase fallica. In questa fase il bambino prende coscienza del proprio sesso e della differenza di genere, e mostra particolare curiosità verso il proprio organo riproduttivo in quanto zona erogena, ovvero deputata al piacere. Ovviamente tutto ciò, in una prospettiva infantile, è priva di qualsiasi malizia o intenzionalità prettamente relegata alla vita adulta. La malizia è negli occhi di chi guarda: per questo motivo un nudo artistico non può e non deve essere censurato; esistono anzi diverse popolazioni e culture in cui la vita viene celebrata attraverso i nudi stessi.

Per esempio: in Giappone la Kanamara Matsuri è, letteralmente, la festa della fertilità. I festeggiamenti si svolgono precisamente a Kawasaki durante la prima domenica d’aprile ed è una tradizione antica, esistente sin dal 1600.La festa della fertilità, però, esiste anche ben più vicino: nel Friuli , a Monteprato di Nimis, sin dagli anni ’70 vengono erette statue raffiguranti i genitali maschili per celebrare l’amore per la vita.

La società è sempre stata così inibita?

No, ovviamente la società è cambiata nel corso dei secoli e con essa si è trasformato anche il concetto di morale. Lo psicologo Kohlberg studiò lo sviluppo degli stadi morali che l’uomo si trova a superare, fino ad arrivare ad una definizione per cui ciò che viene considerato giusto è mantenere le regole che il gruppo si è dato. Dunque, dopo un secolo, il risultato è che viviamo ancora in una società che favorisce i tabù a discapito dell’arte e della cultura.