In un paese come l'Italia dove il femminicidio e la violenza sembrano essere divenute piaghe insormontabili difficili da estinguere, spesso ci dimentichiamo che ci sono altre donne, provenienti da paesi lontani, che vivono in villaggi poveri e che vivono la loro vita ricordando quando possibile un po' del bene vissuto in mezzo al mare di soprusi subiti. Sono donne e bambine che raccontano l'accanimento sui loro corpi e sulle loro anime. Si tratta di donne musulmane di etnia Rohingya, le cui testimonianze sono state raccolte dall'Associated Press.

Sono ragazze sottratte con la forza alle loro famiglie, picchiate e costrette ad assistere agli omicidi e alle torture inflitte ai propri cari, stuprate in gruppo e in alcuni casi uccise. Se fortunate vengono salvate da qualcuno, altrimenti le loro vite finiscono nell'oblio totale. Alcune restano gravide in seguito alle violenze, e molte non si fanno scrupoli a considerare i loro figli come doni, decidendo di amarli e farli nascere, nonostante siano frutto di vessazioni subite.

Hanno tra i 13 e i 35 anni, vivono in villaggi diversi, nei campi profughi, ma le loro storie sono segnate tutte allo stesso modo. Si trovano oltre il confine della Birmania. Sono sopravvissute e fuggite in Bangladesh e sono tutte state stuprate dai soldati, i militari dell'esercito birmano.

Uomini protetti dalle autorità e impuniti per sempre nonostante le atrocità commesse.

I racconti delle vittime

L'indagine condotta ha raccolto la testimonianza di circa una trentina di donne. Tra queste citiamo il racconto di F. che ha ricordato di essere stata sorpresa la prima volta dall'esercito birmano in un giorno del mese di giugno, non meglio specificato.

Aveva già appreso delle "pulizie etniche" delle minoranze musulmane che si stavano consumando nel paese a maggioranza buddista (i soldati birmani sono buddisti). F. era sposata da un mese e stava dormendo insieme al marito nella sua casa, quando sette soldati fecero irruzione in casa sua. Dapprima legarono il marito con una corda e lo imbavagliarono, poi trascinarono lei sul pavimento e iniziarono a violentarla.

La donna ha raccontato di aver provato a divincolarsi dalla presa del suo aguzzino ma che altri militari la tenevano ferma. Quando suo marito riuscì a liberarsi la bocca dal fazzoletto e iniziò ad urlare venne ucciso brutalmente con un colpo al petto, subito dopo gli fu tagliata la gola davanti ai suoi occhi. F. venne trascinata fuori dalla sua abitazione, i soldati le diedero fuoco e il suo corpo bruciò fino a quando a salvarla dalle fiamme intervennero i vicini. Purtroppo solo due mesi più tardi i soldati tornarono ed F. rivisse l'incubo delle torture e delle violenze. Adesso è incinta, e terrà il suo bambino.

Altra storia è stata raccontata da R. una creatura di soli 13 anni che ha subito l'allontanamento forzato dei suoi fratellini e l'uccisione del padre .

R. fu legata ad un albero e violentata ripetutamente da dieci soldati fino allo svenimento. La piccola fu salvata dai fratelli maggiori e portata in Bangladesh. Successivamente soccorsa dai medici che la curarono somministrandole un contraccettivo. Purtroppo la vita della piccola vittima è segnata per sempre, non dimenticherà mai ciò che ha dovuto subire e il suo trauma si manifesta ogni notte con incubi e paure. R. fa fatica ad alimentarsi e a riposare, pensa continuamente ai suoi fratellini temendo che abbiano subito il peggio e che siano morti.

Donne e carnefici dall'identità nascosta

Si è saputo di M. che all'ottavo mese di gravidanza fu stuprata e poi presa a calci nella pancia fino a perdere suo figlio.

Di R. che nuda e ferita si è trascinò nella foresta per quattro giorni fino a raggiungere il fiume. Si parla di tante donne, anime innocenti che hanno vissuto l'impensabile e il più ingiusto e crudele degli avvenimenti. Le loro esperienze sono tutte accomunate da sofferenza e dolore inguaribili e l'unica speranza è che un giorno tutto questo possa finire. Tantissime altre sono le storie ascoltate dalle donne islamiche. In questo caso sono state raccolte soltanto 30 testimonianze, ma sicuramente ci sono tantissime altre donne che ogni giorno vengono torturate, violentate e uccise e il loro volti restano anonimi, come i loro carnefici purtroppo.