Negli ultimi anni abbiamo sentito parlare di stragi e massacri a più non posso. Ma non tutti i crimini in questo mondo risaltano allo stesso modo.

Terrorismo silenzioso

Il genocidio birmano è uno dei massacri etnico-religiosi più crudeli della storia. Anche se le notizie arrivano a stento, esso sta avendo luogo proprio nei giorni nostri. La voce dei musulmani Rohingya birmani non arriva dalle nostre parti, nonostante l'urlo di disperazione sia forte. Negli ultimi anni milioni di Rohingya hanno dovuto lasciare il territorio birmano per le persecuzioni da parte dei buddisti e migliaia di musulmani birmani sono morti per colpa del terrorismo perpetrato dall'esercito birmano e dagli estremisti buddisti.

Crimini contro l'umanità

Negli ultimi quattro mesi, migliaia di musulmani birmani sono stati massacrati nel corso di un’offensiva dell’esercito birmano. L’8 febbraio i funzionari delle Nazioni Unite hanno annunciato la fuga di più di 70 mila Rohingya dalla regione del Rakhine, nel nordovest della Birmania, verso il vicino Bangladesh. L'ultima crisi è scoppiata proprio in questa regione dove, agli attacchi di estremisti buddisti, si è unito anche l'esercito nazionale.

Nel Rakhine dall’ottobre del 2016 ad oggi è in corso una repressione etnico-religiosa contro la minoranza etnica dei Rohingya. Essa è una minoranza molto diversa dal resto delle etnie Birmane; infatti, è più vicina alla popolazione bengalese con cui condivide oltre alla cultura e alle tradizioni, anche la religione: l'Islam.

In Birmania i musulmani vivono in condizioni di segregazione razziale. A loro viene negata la cittadinanza, i diritti politici e civili. La maggioranza buddista del paese, talvolta estremista, li perseguita perché li ritiene non autoctoni, ma degli immigrati illegali, nonostante la storia mostri il contrario. L'ufficio delle Nazioni Unite per i rifugiati ha pubblicato poco tempo fa un rapporto che dimostra numerosi episodi di massacri di massa e di violenze sessuali che potrebbero configurarsi come crimini contro l’umanità.

La comunità internazionale però non risponde. Il governo di Aung San Suu Kyi, vincitrice del premio Nobel per la pace, ha respinto tutte le accuse, anche se ha annunciato di indagare. Le indagini però sono osteggiate dall'esercito, visto che molti crimini sono stati commessi proprio dai militari birmani.

Le autorità del Bangladesh sono collaborative con i birmani e talvolta anche loro commettono crimini contro i Rohyingya non accettandoli come profughi.

Il Bangladesh ha annunciato, negli ultimi giorni, che collaborerà con le autorità birmane per fermare l’ingresso dei militanti indipendentisti rohingya nel paese, lasciando entrare solo donne, bambini e anziani.