Tre condanne e sette patteggiamenti. Così si è chiuso il processo per maltrattamenti a disabili nel centro AIAS di Decimomannu, cittadina della Città Metropolitana di cagliari, poco distante dal capoluogo. Il processo presieduto dal Gup del capoluogo sardo, si è svolto con rito abbreviato, e le condanne hanno variato tra i due anni e otto mesi e i tre anni. Per i condannati si tratta del primo grado di giudizio.
Filmati tra le prove
Le tre condannate sono state due infermiere e una educatrice; che avrebbero compiuto gravi maltrattamenti verso i pazienti del centro, coadiuvate da altri 7 tra operatori socio sanitari e infermieri.
Altri due operatori avevano già patteggiato la pena. La giudice ha anche riconosciuto 5 mila euro come anticipo di risarcimento per tutte le parti civili che si sono costituite nel processo.
Le indagini sulla vicenda sono state compiute dai Nas e dal nucleo investigativo del capoluogo sardo, che con l’ausilio di telecamere nascoste, hanno potuto effettuare l’arresto dei vari operatori impiegati nella struttura, rei di insultare, maltrattare e persino malmenare i pazienti. Un processo separato, invece, sta coinvolgendo i vertici dell’AIAS accusati di omissione di atti di ufficio proprio in relazione ai maltrattamenti di cui sono accusati i dipendenti della struttura.
Indagini partite grazie a supertestimone
L’inchiesta, denominata “Mistreatment”, iniziò nel 2014 con una denuncia partita da un’operatrice della struttura stessa, chiamata poi in tribunale a testimoniare proprio nel processo contro i vertici della struttura. La donna, Anna Paola Tuveri, non si è tirata indietro e nel settembre scorso ha ribadito tutte le accuse che fecero scattare le indagini. La donna ha confermato davanti al giudice come nel centro la violenza fisica e psicologica fosse all’ordine del giorno: insulti, strattoni, persino schiaffi a pazienti con gravi disabilità psichiche; questo il sunto della testimonianza della donna.
La Tuveri, secondo quanto riportato dalla Nuova Sardegna, sarebbe stata anche sospesa dal centro dopo la denuncia, a causa di gravi inadempienze tra cui il non aver avvisato i vertici della struttura; cosa che invece giura di aver fatto ma non per iscritto, visto che la prassi all’AIAS fosse di non mettere niente per iscritto.
Inoltre, conclude la donna, anche dopo la denuncia nulla sarebbe cambiato. L’apporto della Tuveri al processo contro i vertici AIAS non è finito, la donna infatti dovrà testimoniare nuovamente a gennaio nel controinterrogatorio della difesa.