Un’altra attrice rompe il silenzio e lancia nuove accuse di molestie sessuali contro Harvey Weinstein. Ma questa volta il racconto che Salma Hayek affida ad una lunga lettera, pubblicata sul New York Times, è davvero particolare, sia per la notorietà dell’interprete, sia per i dettagli della vicenda. Infatti la storia di abusi compiuti dal potente produttore hollywoodiano si va ad intrecciare con la realizzazione di Frida, film del 2002 candidato agli Oscar e vincitore di due statuette per il trucco e la colonna sonora. Si tratta uno dei progetti cinematografici a cui la Hayek si è dedicata con maggior energia nella propria carriera, impiegando anni per poter portare sullo schermo la vita della pittrice messicana Frida Kahlo.

Una storia drammatica

Se non si trattasse di una storia drammatica, che chiarisce il ruolo e gli abusi di certi uomini di potere nell’industria del cinema, potrebbe essere una perfetta sceneggiatura. Weinstein si sarebbe vendicato dei ripetuti “no” ricevuti dall’attrice ostacolando in tutti i modi la realizzazione del film. La Hayek, da alcuni anni moglie dell’imprenditore francese del lusso François-Henru Pinault, parla del produttore come di “un vero cinefilo, uomo talentuoso e amante del rischio, padre amorevole e mostro”. È proprio questa la definizione che l’attrice gli riserva: “Il mio mostro”. Infatti la collaborazione con la Miramax per la realizzazione del film, a cui l’interprete messicana teneva tantissimo, si è trasformata presto in un incubo, quando le richieste del potente tycoon sono diventate sempre più insistenti.

Le richieste di Weinstein

L’elenco dei continui assalti, sempre rifiutati dalla Hayek, è impressionante: “Era giunto il momento di dirgli di no: non aprirgli la porta quando si presentava a sorpresa anche mentre giravo film in cui lui non c’entrava nulla, di rifiutare le richieste di farmi una doccia con lui, di guardarmi mentre mi facevo la doccia, di farmi un massaggio o di farmelo fare da un suo amico, di consumare un rapporto orale, di vedermi nuda con un'altra donna”. Weinstein si vendicherà durante l’intera lavorazione del film: “In alcuni momenti mi sussurrava all’orecchio parole dolci – ricorda l’attrice messicana – in altri arrivava a dire di volermi uccidere”. Nel corso del tempo arrivarono da parte sua le minacce di cambiare la protagonista della pellicola, e tante richieste che miravano ad ostacolare la buona riuscita del progetto: dalla riscrittura della sceneggiatura in cui la Hayek fu aiutata da Edward Norton, fino a paventare la necessità di reperire una somma di ulteriori 10 milioni di dollari per finanziare il progetto.

La vendetta sul set

La Hayek però riuscì a trovare i soldi necessari, a coinvolgere una regista di prestigio come Julye Taymor e a far arrivare tanti colleghi famosi sul set, per affidare loro i ruoli minori. A quel punto il produttore fu quasi costretto a continuare la lavorazione, ma per vendicarsi fece un’ultima umiliante richiesta: una scena d’amore con un'altra donna, con tanto di nudo frontale". L’attrice si oppose fermamente ed, insieme alla regista, trovò il compromesso di un tango con bacio finale: ricorda con dolore il giorno di quelle riprese, durante il quale ebbe un crollo nervoso con tremori, convulsioni, lacrime irrefrenabili. “Weinstein non ha mai saputo quanto avessi paura di lui – conclude il suo sfogo – senza parità di trattamento nella nostra industria, la comunità del cinema continuerà a essere terreno di caccia per i predatori sessuali”.