C’è voluto del tempo, è vero. Ma le indagini – durate oltre un anno – non erano semplici. Fino alle prime ore di questa mattina, quando i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Cagliari hanno stretto le manette ai polsi ai tre rapinatori (erano in 4) che il cinque agosto scorso – a Cagliari – avrebbero tentato di mettere a segno una rapina nella filiale del Banco di Sardegna di viale Marconi. I tre arrestati sono tutti di Talana: Stefano Arzu, 31 anni, Elia Loi 32, entrambi allevatori, e il disoccupato ventitreenne, Mauro Cabras, cognato di Elia.

I due allevatori sono stati arrestati dai Carabinieri questa mattina a Talana poco prima che andassero a lavorare nella loro azienda di bestiame. Il 23enne invece è stato fermato dai militari a Sassari. Per i tre le accuse sono pesantissime: porto di arma clandestina, tentata rapina pluriaggravata, danneggiamento seguito da incendio e per finire ricettazione.

Un'operazione lampo

Come hanno spiegato i Carabinieri durante la conferenza stampa “il ritrovamento di numerose tracce organiche, ha permesso di chiudere il cerchio”. I tre banditi infatti sono stati identificati grazie ad un lavoro davvero certosino eseguito dagli investigatori dell’Arma, che hanno esaminato attentamente anche le registrazioni delle telecamere di sicurezza per dare un volto ai tre malviventi.

All’appello manca ancora un componente della banda che non è stato ancora identificato. Il 5 agosto scorso infatti – secondo quanto ricostruito dagli investigatori dell’Arma – in quattro avevano deciso di mettere a segno una rapina nella filiale del Banco di Sardegna di Viale Marconi. E così avevano fatto, vestiti con la divisa dei Carabinieri.

Stefano Arzu sarebbe entrato per primo all’interno della banca – insieme al complice ancora non identificato - e sarebbe stato proprio lui a fare da apripista all’altro bandito “in divisa”, Elia Loi. Il terzo arrestato invece – Mauro Cabras – avrebbe fatto il palo.

Una rapina studiata

I banditi una volta entrati nella banca avevano preso in ostaggio una quindicina di persone, tra clienti e dipendenti.

Li avevano immobilizzati e avevano legato loro con delle fascette di plastica in attesa che il caveau con i soldi si aprisse: la chiusura infatti era temporizzata. La loro attesa però era stata disturbata dall’arrivo repentino dei Carabinieri (quelli veri per fortuna) che li avevano costretti alla fuga. Esattamente da una piccola finestra a bocca di lupo che si trovava nella parte posteriore del Banco di Sardegna. I banditi nella fuga avevano dimenticato diversi oggetti: due pistole cariche (una calibro nove per 21 senza matricola e una calibro 40), guanti e anche il berretto da Carabinieri. Elementi che sono stati fondamentali per gli specialisti del Ris, il reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri che grazie ad una traccia di Dna sono riusciti a risalire ad uno dei tre presunti rapinatori.