Ancora richiami, richiami ai genitori perché riprendano la propria centralità, richiami ai media perché non siano veicoli di emulazione, richiami alla politica perché non generi odio e divisione sociale e non ultimi, richiami al mondo della Scuola, perché, da prima indisciplinata della classe, sembra non saper gestire l'utilizzo dei social applicato ai rapporti studenti-docenti. Una società colpita in ogni suo ambito, a tratti confusa, in apparenza più libera nel gestire le relazioni inter-personali, in sostanza più sfrontata quando si trova delimitata dai confini di una chat, dove tutto si amplifica e si concentra, spesso dimenticando i ruoli assegnati che ognuno riveste nella vita reale.

La discussione

E dove non arriva il buon senso arrivano le norme, come nel caso del comparto scuola, richiamate dall' Aran (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) che richiede con forza la regolamentazione dell'utilizzo dei social network, applicato ai rapporti prof-studenti, attraverso l'individuazione e l'applicazione di divieti e ove previsto sanzioni disciplinari. Un orientamento preso anche in virtù del fatto che nel vecchio contratto scuola – ormai fermo a 9 anni fa – non si prevedeva l'utilizzo dei social, aspetto che mette in luce passaggi lacunosi che richiedono maggiore attenzione. I docenti dovranno pertanto utilizzare i canali social solo ed esclusivamente per “informazioni di servizio” o per “interazioni necessarie per lo svolgimento della funzione di istruzione, di educazione e di orientamento”.

Implacabile sul tema la ministra Valeria Fedeli, che in una intervista al Corriere della Sera rivela la scelta della linea tolleranza zero nei confronti di quei docenti che “approfittano di un rapporto asimmetrico”, in cui il professore si trova in una posizione di vantaggio rispetto a un minorenne. Per loro decadenza immediata dell'idoneità al lavoro di insegnante in quanto significa che non si è più degni rivestire quel tipo di ruolo, in sintesi “chi viene giudicato colpevole dopo il provvedimento disciplinare, sarà comunque licenziato”.

Aspetti che dovranno essere inseriti nel nuovo contratto degli insegnanti, in ultimazione proprio in questi giorni, attraverso la norma che regolerà le sanzioni che andranno dal rimprovero verbale al licenziamento con o senza preavviso, oltre che il rimprovero scritto e una multa che può comportare la sospensione del servizio da 11 giorni fino a 6 mesi unitamente alla privazione della retribuzione.