Il 30 dicembre intorno alle 18:30 i Carabinieri hanno rinvenuto il corpo di una donna nei campi del Valeggio sul Mincio, nella provincia di Verona. Il corpo è stato scoperto da un allevatore che ha prontamente avvisato i Carabinieri, i quali però si sono trovati davanti una scena terribile: il corpo infatti erano stato tagliato in dieci pezzi con una motosega e successivamente sparpagliati nella zona. Dalle prime analisi fatte dagli specialisti del Ris è stato scoperto che la donna è stata uccisa altrove e solo dopo è stata trasportata nei campi, dove occultare il corpo non sarebbe stato un problema.

La donna aveva 46 anni ed era di origine marocchina, capelli castani, carnagione chiara e al momento del ritrovamento indossava solamente biancheria intima. Viveva in Italia da una ventina d'anni, era separata dal marito e lavorava occasionalmente come badante e addetta alle pulizie. Si attende l'autopsia per avere risposte sul vero motivo che ha causato la morte della donna. Una delle poche informazioni certe è che la donna è stata portata nei campi nelle 24-48 ore precedenti il ritrovamento; l'informazione viene da una testimone che venerdì mattina si è fermata nello stesso posto in cui è stato trovato il corpo per far abbeverare il suo cavallo, affermando che non c'era nulla.

Il caso rimanda ad un altro che sembra essersi svolto con le stesse modalità: poche settimane fa a Caltagirone, nella provincia di Catania, è stato ritrovato il corpo di un uomo senza testa e braccia.

Anche in questo caso l'uomo era stato ucciso altrove e solo dopo trasportato nel luogo del ritrovamento. L'identità dell'uomo rimane tutt'ora sconosciuta.

La psicologia del femminicidio

Uno studio condotto recentemente da Eures ha registrato 114 vittime di omicidio volontario nei primi 10 mesi del 2017, dati che si mantengono piuttosto stabili rispetto al 2016.

La Lombardia è la regione con più casi di femminicidio, a seguire il Veneto e la Campania; inoltre tre omicidi su quattro sono stati commessi all'interno della famiglia stessa, con moventi come la gelosia e il disagio legato alla vita di coppia o familiare.

I motivi che spingono gli uomini a commettere atti del genere sono molteplici, primo tra tutti il considerare la donna come un oggetto di loro proprietà senza alcun diritto.

Motivo legato al grande cambiamento che la figura della donna sta vivendo: si avvicina sempre più alla libertà e all'emancipazione e questo viene visto dagli uomini come una minaccia alla loro virilità e al loro potere sulla donna. La violenza dell'uomo sulla donna nasce da un sentimento di helplessness (impotenza), di fragilità o di umiliazione a cui l'uomo reagisce in maniera violenta; all'origine probabilmente anche queste persone hanno subito maltrattamenti o hanno assistito a scene di violenza durante la loro infanzia. Già da piccoli vengono messi a contatto con il mondo della violenza, resa perciò come "accettabile" e addirittura "giustificata" in determinate situazioni.

La maggior parte degli uomini che commettono violenze del genere sembra essere affetta da disturbo di personalità (80%-90% rispetto al 15% della popolazione normale).

I casi che si verificano quotidianamente sono molto numerosi, purtroppo però sono pochissime le donne che trovano il coraggio di denunciare il loro aggressore; spesso infatti la paura di un trattamento peggiore porta le donne a subire in silenzio maltrattamenti di ogni tipo; altre volte invece vivono nella vana speranza che il loro amore possa modificare il comportamento dei loro amati. Chi commette atti del genere necessita di supporto dal punto di vista psicologico perché solo con una buona psicoterapia è possibile vedere dei miglioramenti. Le donne invece dovrebbero essere più attente ai primi segnali di violenza per non essere vittime di una spirale discendente che appare come senza fine.