I carabinieri del comando provinciale di Napoli, hanno messo fine alla latitanza di Antonio Polverino. Il boss della camorra era latitante dal 2011 e di lui si erano perse le tracce.

Un lungo inseguimento finito nel migliore dei modi

Mercoledì 24 gennaio, le forze dell'ordine hanno effettuato un colpo importante. Dopo una lunga latitanza, il boss Antonio Polverino è finito in manette. I carabinieri del comando provinciale di Napoli, coordinati dalla Dda, hanno ritrovato il covo in cui si rifugiava il boss. L'uomo è stato ritrovato a Cassino, in un casolare dove si presume si nascondeva da tempo.

Con l'arresto di Polverino, il suo clan è stato definitivamente sgominato. In quanto sia i fratelli che i cognati, sono stati catturati tempo fa. Alcuni in Italia e altri all'estero, una famiglia dominante nel napoletano. La cosa che più fa riflettere è che nel basso Lazio si rifugiano molti latitanti. In pratica vecchi casolari o luoghi abbandonati, diventano luoghi di rifugio per i latitanti.

Con l'arresto del boss, i carabinieri finalmente vedono premiati i loro sforzi e sacrifici. Dopo anni di ricerche e indagini senza sosta, finalmente hanno catturato il pericoloso latitante. Ritenuto senza alcun dubbio uno dei 100 latitanti più pericolosi in Italia. Sull'uomo pende una condanna a 24 anni di carcere, per vari reati.

I reati per cui è stato condannato sono: associazione mafiosa e droga. Cose alquanto pesanti, che dimostrano la pericolosità dell'uomo. Antonio Polverino ha 73 anni ed è lo zio del super boss Giuseppe Polverino. Arrestato il 7 marzo 2012 in Spagna, dopo 6 anni di latitanza. La famiglia Polverino operava nelle zone di Marano, Quarto e tante altre zone nella parte nord del napoletano.

Ricordiamo che Antonio Polverino, è ritenuto il custode di alleanze e gerarchie del sistema camorristico campano. Un ruolo non da poco, a dimostrazione del potere che ha sempre avuto il boss. Un uomo che anche da latitante, era in grado di gestire affari e gerarchie camorristiche.

Il lavoro proficuo delle forze dell'ordine

L'arresto del boss della camorra avvenuto il 24 gennaio, dimostra la caparbietà delle forze dell'ordine.

Che dopo anni di ricerche che non hanno portato frutti, sono riusciti ad arrivare al covo del latitante. Una cattura che dimostra come non hanno mai mollato la presa. Continuando senza sosta la ricerca del pericoloso boss, che dopo anni di latitanza ha dovuto arrendersi e gettare la spugna. La condanna che pesa sulle sue spalle è come una condanna a morte, in quanto a 73 anni si ritrova a dover scontarne 24 di carcere. Il merito di questo eccellente arresto va dato alle forze dell'ordine, sempre coraggiose e mai dome nelle ricerche di questi pericolosi latitanti. Persone normali, che con i loro sacrifici cercano di riportare e mantenere la legalità in tutta Italia.