Uno 'scherzo' finito male, fatto per ammazzare la noia della vita di paese. Hanno appena 13 e 17 anni e sono stati iscritti nel registro degli indagati per l'omicidio del clochard Ahmed Fdil, marocchino di 64 anni. A Santa Maria di Zevio, frazione di Zevio, località alle porte di verona, da tempo i due avevano preso di mira con atti teppistici e persecutori l'uomo costretto a una vita di strada dopo essere caduto in disgrazia. La notte del 13 dicembre non si sono limitati agli insulti, a tirargli addosso petardi, o a girargli attorno come già facevano da tempo.

In quella tragica sera, hanno lanciato rotoloni di carta in fiamme contro la Fiat Brava abbandonata in cui Fdil dormiva. L'auto ha preso fuoco e il clochard è morto.

Sembrava una tragica fatalità

All'inizio si pensava che Ahmed Fdil, da incallito fumatore fosse rimasto vittima di un incidente. Che un mozzicone di sigaretta fosse caduto per una tragica distrazione sulla coperta nell'auto dove dormiva, prendendo fuoco l'abitacolo senza che riuscisse a liberarsi. Il corpo, infatti, è stato ritrovato incastrato nel tentativo di uscire dal finestrino. In paese però, da subito, in molti non credevano a una morte accidentale. Più persone hanno raccontato ai carabinieri di aver visto in varie occasioni, compresa la sera dell'incidente, quei ragazzini che gli giravano attorno.

Gino Capo, l'uomo che ha cercato di salvarlo dalle fiamme senza riuscire a tirarlo fuori, è un testimone chiave. Ha riferito ai militari che c'erano teppisti che andavano ogni giorno a molestare il senza tetto. Una donna quella sera ha sentito un botto e, dopo essersi affacciata alla finestra, ha visto l'auto in fiamme. Dagli accertamenti fatti in zona, non è stato difficile per i carabinieri rintracciare i due minori che hanno entrambi genitori stranieri.

Arrivato dal Marocco nel 1990 per lavorare come operaio specializzato in un'industria della zona, Fdil era rimasto disoccupato finendo col dormire in strada. In paese lo conoscevano tutti. Lo chiamavano 'Gary il buono' per l'indole mite o 'il Baffo': non dava fastidio a nessuno, si limitava a chiedere qualche spicciolo. O si faceva offrire la colazione al bar.

Parziale ammissione

Il tribunale dei minori di Venezia ha aperto un fascicolo. I due minori sono indagati per omicidio. Resta da capire se volontario o preterintenzionale. Il ragazzino di 13 anni figlio di nordafricani, vista l'età non è imputabile. L'altro di 17 anni, figlio di europei dell'Est è a piede libero non essendo stato raggiunto per ora da alcuna misura cautelare. Entrambi sono stati interrogati. Dopo settimane di silenzio, il più piccolo ha fatto una parziale ammissione. Al magistrato ha riferito che non volevano fargli del male e che si è trattato solo di uno scherzo. L'incendio sarebbe stato appiccato con la carta di un rotolone da cucina, presa da una vicina pizzeria. La 'confessione' è ora al vaglio del tribunale in attesa dei risultati dell'autopsia la prossima settimana.

Oltre ad accertare le precise responsabilità di questi due ragazzini, gli inquirenti devono stabilire se agirono da soli. I residenti hanno riferito che c'erano bande di bulli che molestavano il clochard. Da alcuni video precedenti al 13 dicembre, si potrebbero riconoscere i responsabili. Il nipote della vittima che abita a Barcellona, in attesa del rimpatrio della salma per poter celebrare il funerale, aspetta che la giustizia faccia il suo corso. "I responsabili vanno puniti - ha detto - perché chi si comporta così una volta, può ripetere questo comportamento tutta la vita". A Zevio resta l'amarezza: La gente dice: "E' un'umiliazione per tutto il paese, non meritava una simile fine. Non ha mai fatto del male a nessuno".