Un panino mangiato davanti al corpo del fratello Vittorio -ingegnere 51enne- straziato da oltre quaranta coltellate nel quartiere bene di Chiaia a Napoli. Non una lacrima o una parola solo il rumore del lento masticare . Così gli investigatori annotarono sui taccuini il comportamento di Luca Materazzo, il 36enne arrestato in Spagna per l'omicidio premeditato del fratello maggiore, dopo un anno di latitanza. Ma non è stato solo questo, a far entrare Luca nella lente di ingrandimento della Procura di Napoli. Ci sono i riscontri scientifici del DNA, una denuncia per aggressione, i sospetti sulla morte del padre e la mancanza di un alibi credibile
Vittorio Materazzo è stato trovato in una pozza di sangue, la sera del 28 novembre 2016 sotto casa, in viale Maria Cristina di Savoia a Napoli accoltellato alla gola.
L'assassino ha agito con il volto coperto da un casco semi integrale, per evitare gli sguardi indiscreti delle telecamere di sorveglianza Fin dalle prime fasi delle indagini, gli inquirenti si erano focalizzati sul fratello Luca: dopo aver scavato a fondo nel passato della famiglia erano venuti alla luce dissidi i tra i due legati all'eredità di famigliare, presumibilmente acuiti dalla convinzione della vittima di un presunto coinvolgimento del fratello minore nella morte del padre, Lucio.
La prima aggressione, i sospetti del fratello
Quattordici anni prima Vittorio sporse denuncia proprio nei confronti del fratello minore, dove raccontava di essere stato aggredito per futili motivi e che Luca tentò di strangolarlo facendolo cadere per colpirlo successivamente al volto con un pugno, allegando i referti ospedalieri attestanti le lesioni
Dieci anni più tardi, dopo la morte del padre, l'ingegnere intraprese una battaglia per fare chiarezza sul decesso del genitore, sospettando che non fosse avvenuto per cause naturali.
Aveva svolto una vera e propria indagine personale, allo scopo di trovare risposte a quei dubbi che lo tormentavano ma senza esito.
Il DNA, l'alibi e la fuga
Dai reperti trovati nell'abitazione di Luca Materazzo (due coltelli da sub, uno insanguinato, due giubbotti, due paia di calzini, un paio di pantaloni e una maglietta, un casco integrale) è emerso un solo profilo genetico, oltre quello della vittima: il suo.
Nel suo racconto fornito agli inquirenti sugli spostamenti effettuati, la sera del'omicidio è emerso un buco di svariati minuti che nessun testimone è riuscito a colmare.
Luca Materazzo riuscì a far perdere le sue tracce, al momento del provvedimento di fermo nel dicembre 2016, quando da Napoli era partito in pullman verso Genova per allontanarsi dall'Italia. Dagli esami sul suo hard disk si è scoperto che aveva effettuato delle ricerche on line sulla Spagna e in particolare su Siviglia, città dove poi è stato arrestato .