La sera di San Silvestro di ormai 13 anni fa, vale a dire il 31 dicembre 2004, le cronache riportarono una notizia che in poche ore fece il giro del mondo: il presidente del Consiglio in carica Silvio Berlusconi era stato aggredito a Roma da parte un passante che lo aveva colpito alla testa con un cavalletto treppiedi. Il giovane aggressore venne immediatamente fermato, mentre il Premier venne subito soccorso, medicato e per alcuni giorni indossò un vistoso cerotto sulla parte bassa della testa.

Sono passati esattamente tredici anni da quella sera e Blasting News ha raggiunto telefonicamente in esclusiva il protagonista di quel gesto: si tratta di Roberto Dal Bosco, oggi 41enne e residente a Marmirolo in provincia di Mantova.

Ecco che cosa ci ha detto.

Intervista a Roberto Dal Bosco: il 31 dicembre 2004 lanciò un cavalletto treppiedi al Premier Silvio Berlusconi

Dal Bosco, cosa ricorda di quella sera di San Silvestro a Roma nella quale colpì Berlusconi?

"Ero a Roma come turista in Piazza Navona, con le mie macchine fotografiche perché ero fotoamatore. A un certo punto, vicino a delle bancarelle, vidi passare Berlusconi a piedi assieme agli uomini della scorta. Probabilmente loro abbassarono la guardia perché credevano che fossi un fotografo o un giornalista. E poi avvenne quello che tutti sanno con il treppiedi della macchina fotografica. Venni immediatamente arrestato e portato nel carcere di Regina Coeli, dove appunto passai la notte di Capodanno.

Fu una cosa grossa che mai mi sarei aspettato, una situazione decisamente più grande di me: non avevo mai fatto niente del genere prima".

Dopo quel gesto lei ha avuto pure un contatto diretto con il presidente Berlusconi, giusto?

"Mi telefonò poco dopo la scarcerazione. Ero appena rientrato a casa Mantova quando mi avvisarono che Berlusconi voleva parlarmi, ricordo che lui mi disse "Sono il tuo Presidente del Consiglio.

Perché tanto odio nei miei confronti?", aggiunse che non avrebbe sporto denuncia e poi mi chiese di parlare con mio padre, che però era a lavoro, così gli passai mia madre e lui si scusò per avermi fatto passare la notte di Capodanno in guardina. Furono comunque poche frasi di convenienza".

Quali conseguenze ha avuto sul piano penale?

"Ho affrontato un processo: ovviamente ho patteggiato perché il fatto era plateale ed era chiaro a tutti che ero colpevole. Il reato è aggressione a pubblico ufficiale, sono stato condannato a 4 mesi con la condizionale, ma essendo incensurato non ho passato nessun altro giorno in carcere dopo quella famosa notte di Capodanno. E anche quella notte la feci solo perché nell'immediato aggiunsero come capo di imputazione l'articolo 338 c.p. (violenza o minaccia ad un Corpo politico dello Stato), reato che prevederebbe diversi anni di carcere, ma che nei miei confronti decadde subito: probabilmente tale reato venne ipotizzato per potermi trattenere in cella nell'immediato".

Roberto, lei è politicamente attivo?

"Attualmente no, in passato ho frequentato gruppi di sinistra".

Come è cambiata la sua vita dopo quel 31 dicembre 2004?

"A livello lavorativo non ho avuto problemi, ho continuato a fare il muratore come prima e altri lavori in seguito. Qualcuno nei primi tempi addirittura mi esaltava come un eroe. Ancora oggi, dopo molti anni, ogni tanto qualcuno mi ricorda di quel gesto: alcuni ci scherzano su, mentre altri lo usano come dispregiativo nei miei confronti, nel complesso comunque non ha condizionato più di tanto la mia vita".