La procura di Perugia, guidata dal procuratore capo Luigi De Ficchy, ha aperto un fascicolo per accertare se i colleghi della procura di Roma (sulla quale Perugia è competente ad indagare) abbiano commesso dei reati e delle omissioni nella gestione dell’inchiesta sulla presunta soffiata fatta da Matteo Renzi a Carlo De Benedetti sull’acquisto di azioni delle banche popolari. La notizia, clamorosa, la riporta questa mattina in prima pagina il Fatto Quotidiano. Il giornale diretto da Marco Travaglio, con uno scoop firmato Antonio Massari, rivela che Perugia ha deciso di indagare a seguito di un esposto presentato da Elio Lannutti, presidente onorario di Adusbef e ora candidato al parlamento con il M5S.

Lannutti sarebbe stato già sentito dai magistrati perugini.

I particolari dell’inchiesta di Perugia

Come accennato sopra, la procura del capoluogo umbro dovrà verificare se il pm romano Stefano Pesci e il suo procuratore capo, Giuseppe Pignatone, abbiano commesso dei reati durante la conduzione dell’inchiesta sulla presunta fuga di notizie (insider trading) che avrebbe favorito l’ingegner Carlo De Benedetti nell’acquisto di azioni delle banche popolari. Pur non potendo entrare nei particolari dell’inchiesta sulla presunta soffiata dell’allora premier Renzi (era il 15 gennaio 2015) - che avrebbe spifferato all’amico De Benedetti la imminente trasformazione delle popolari in spa per mezzo di un decreto del governo -, Perugia dovrà ricostruire tutti i passaggi della vicenda per cercare di capire se i colleghi capitolini abbiano commesso errori o volontarie omissioni.

Renzi e De Benedetti interrogati solo come persone informate sui fatti

Quello che è sicuro è che, a seguito di una informativa della Consob (l’autorità che vigila sulle operazioni in Borsa), il broker personale di De Benedetti, Gianluca Bolengo, viene iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di ostacolo alla vigilanza, mentre al duo Renzi-De Benedetti viene riservato un altro trattamento: ascoltati solo come persone informate sui fatti.

Eppure, il 16 gennaio 2015, De Benedetti e Bolengo vengono intercettati dagli inquirenti. Il primo chiede se “salgono le popolari”, ricevendo dal broker questa risposta: “Sì, se passa un decreto fatto bene, salgono”. È a questo punto che l’ingegnere si sarebbe tradito ammettendo che “passa, ho parlato ieri con Renzi, passa”.

L’esposto di Lannutti

E, infatti, l’incontro ‘carbonaro’ tra Renzi e De Benedetti era avvenuto il giorno precedente, il 15 gennaio 2015. Ed è in questa occasione che si sarebbe verificata la illegale fuga di notizie sule decreto banche popolari. A quel tempo fu proprio Elio Lannutti a sollecitare l’indagine poi avviata dalla procura di Roma. Adesso, nel suo nuovo esposto, l’ex presidente Adusbef chiede testualmente alla procura di Perugia di “valutare e/o indagare circa la sussistenza degli estremi per avviare un procedimento per responsabilità penale o civile nei confronti dei magistrati “ romani. Secondo il neo candidato del M5S, infatti, la procura di Roma avrebbe commesso un reato decidendo di aprire contro i protagonisti della vicenda solo un fascicolo modello 45, ovvero quello dedicato agli “atti per le notizie non costituenti notizie di reato”.