"Stamattina vado a Macerata e faccio una strage". Il "giustiziere" di Tolentino, mosso dalla fissazione della caccia al nero, aveva reliquie nazifasciste in casa. Ha pianificato la strage contro gli immigrati e l'ha annunciata al bar di un autogrill tra un caffé e una brioche in una tranquilla mattina in un angolo della provincia marchigiana. Accusato di strage con l'aggravante del razzismo, non conosceva Pamela Mastropietro, la povera 18enne uccisa e fatta a pezzi a Macerata. Ma per "vendicarla", sabato ha aperto il fuoco sparando contro extracomunitari e ferendone sei.

Arrestato sui gradini del Monumento ai Caduti di Macerata, mentre faceva il saluto fascista con bandiera tricolore sulle spalle, ora è rinchiuso in isolamento nel carcere di Montacuto di Ancona. Lo stesso dove si trova Innocent Oseghale, il 29enne nigeriano arrestato per l'omicidio e le mutilazioni sul cadavere di Pamela.

Ritratto di un 'giustiziere' emarginato

Incensurato, Traini nel 2017 in qualità di candidato della Lega Nord alle amministrative di Corridonia non aveva preso alcun voto. Da allora era stato irriso e soprannominato "zero preferenze". Una nuova presa in giro, dopo quella subita da ragazzino perché era quasi obeso. La sua rivalsa: il corpo scolpito e i muscoli definiti da ore di allenamento in palestra.

Simpatizzante dell'estrema destra, sulla tempia destra ha tatuato il simbolo di "Terza Posizione", movimento fascista fondato da Roberto Fiore, oggi leader di Forza Nuova. Un simbolo che fu già delle Ss naziste. Ad ottobre è stato cacciato dalla palestra "Robbys" di Tolentino che frequentava assiduamente, per atteggiamenti sempre più estremisti, il saluto romano esibito e le battute razziste.

A tracciare il ritratto di Traini è proprio il titolare della palestra, Francesco Clerico, che ha assistito alla sua "trasformazione". Clerico assicura che a cambiarlo sono state le "idee sbagliate" che gli hanno inculcato da una decina d'anni. Prima era un buono, uno che aiutava il prossimo e aveva amici di colore. La metamorfosi razzista pare sia andata di pari passo con l'intensificarsi di un suo disagio personale.

Figlio unico di genitori separati, ha scontato il disinteresse del papà che se ne è andato di casa molti anni fa. Viveva dalla nonna, essendo disoccupato, Ogni tanto faceva un lavoretto: manovale, buttafuori, vigilante al supermercato, bracciante, ma lo perdeva presto. Uno psichiatra lo aveva avuto in cura per qualche tempo diagnosticandogli un disturbo borderline di personalità. Sua nonna Ada e la mamma Luisa sconvolte, sostengono che non abbia mai dato segni di squlibrio. "Si è ammattito improvvisamente" dice nonna Ada che racconta un dettaglio rilevante: fino a un mese e mezzo fa Luca che non ha mai conosciuto Pamela, aveva una storia finita male con una ragazza con problemi di droga. "Ce l' aveva con le persone di colore perché secondo Luca molti di loro spacciano.

La tragedia di Pamela l' ha stravolto. Ed è impazzito".

In camera cimeli nazisti e un vasino da notte

Sabato ha sparato all'impazzata una trentina di colpi con la sua Glock regolarmente detenuta a bordo di un'Alfa nera, senza poi manifestare alcun segno di pentimento. Nella perquisizione domiciliare, i carabinieri hanno trovato nella sua stanza una bandiera con la croce celtica, una rivista di "Gioventù fascista", un testo sulla storia della Repubblica sociale, una copia del "Mein Kamf" di Adolf Hitler. La bandiera italiana l'aveva portata con sé quando è stato arrestato mentre gridava "l'Italia agli italiani". Sotto il comodino, un vasino d'altri tempi. Per il suo legale Giancarlo Giulianelli, che chiederà la perizia psichiatrica, era incapace di intendere al momento dei fatti.