Il giudice della Sorveglianza del Tribunale di Milano, accogliendo la richiesta dell’avvocato difensore Antonella Calcaterra, ha deciso l’affidamento terapeutico per il celebre Fabrizio Corona, dopo che la stessa venne respinta da un altro giudice della Sorveglianza, Beatrice Crosti, in data 13 settembre, con la motivazione che l’ex fotografo dei vip era da considerarsi ancora socialmente pericoloso. Così Fabrizio Corona già in data odierna potrà uscire dal carcere di San Vittore, dove era rinchiuso, per iniziare di nuovo un percorso terapeutico contro la tossicodipendenza e di supporto psicologico in una struttura di Limbiate, in provincia di Milano.
Di notte dormirà nella sua casa in centro a Milano
Il provvedimento, che dovrà comunque essere confermato nel corso di una speciale udienza davanti al collegio della Sorveglianza che si terrà alla fine di marzo, prevede che Fabrizio Corona possa beneficiare dei trattamenti della comunità terapeutica di Limbiate durante il giorno e che possa trascorrere la notte nella sua ex casa di Via De Cristoforis, un immobile valutato 2,5 milioni di euro che si trova in pieno centro di Milano, in zona Corso Como, scenario della cosiddetta movida milanese.
La casa, sequestrata all’ex fotografo giusto qualche mese fa da parte del tribunale di Milano, è stata affittata dalla fidanzata Silvia Provvedi che ora vi risiede regolarmente; per Corona sarà comunque solo un luogo in cui ritirarsi alla sera per dormire, visto che dovrà trascorrere in comunità tutta la giornata.
Seconda esperienza di comunità per Corona
Quella della comunità terapeutica non è una novità per Fabrizio Corona, che già nel giugno del 2015, reduce da due anni e mezzo di carcere, aveva ottenuto la possibilità di entrare in prova nella comunità di Don Mazzi, Exodus, situata a Lonate Pozzolo in provincia di Varese; l'esperienza si rivelò fallimentare, tanto che Don Mazzi espresse pubblicamente la propria rabbia e il proprio risentimento nei confronti dell'ex fotografo che, a sua detta, aveva solo approfittato della sua buona fede e della sua disponibilità.
In ogni caso all’epoca il giudice aveva ritenuto positivo l’affidamento dell’ex paparazzo alle cure di Don Mazzi, sia per l’ovvio passato da tossicodipendente e sia per la totale assenza di pericolosità sociale di cui venne accusato invece in seguito dal giudice Beatrice Crosti, giudizio che gli precluse l’ingresso in una comunità del bresciano.