La Siria sta vivendo un nuovo momento molto difficile e complesso dal punto di vista geopolitico e militare. Il rischio di uno scontro tra le milizie filogovernative e l'esercito turco all’interno dell’enclave di Afrin, un territorio caratterizzato dalla grande presenza di combattenti curdi, è tut'ora molto alto. Le notizie che arrivano da Damasco sono molteplici e piuttosto preoccupanti.

Vicini ad una nuova guerra

Oramai sono quasi sette anni che la Siria è desvastata dalla guerra. Il conflitto civile è praticamente terminato e le due fazioni, quella governativa ed i ribelli cosiddetti 'moderati' osservano una sorta di tregua armata da oltre un anno.

Garanti dei colloqui tra le due opposte fazioni che si sono svolti ad Astana, in Kazakistan, ed a Sochi, in territorio russo, sono per l'appunto la Russia, l'Iran e la Turchia. Questa 'cabina di regia' però potrebbe subire un brusco stop proprio a causa del possibile scontro militare tra le milizie vicine al presidente siriano Bashar al-Assad e l'esercito turco. Secondo una recente fonte curdo-siriana il Pkk, ovvero il Partito dei lavoratori del Kurdistan che è un acerrimo nemico della Turchia di Recep Erdogan, è riuscito a stringere un’alleanza con le forze governative. L’obiettivo principale del governo siriano sarebbe quello di sostenere queste milizie in opposizione a quelle turche nel territorio di Afrin ed estendere il proprio controllo nel Nord di un Paese che la guerra ha inevitabilmente diviso in diverse aree di influenza.

Il governo centrale di Damasco considera Afrin un’area strategica ed è intenzionato ad adottare tutti i mezzi pur di proteggerla. Motivo per cui, secondo alcuni analisti ed esperti di questioni mediorientali, lo scontro diretto tra Damasco e la Turchia è da considerarsi come inevitabile.

Lo scontro tra la Turchia ed i curdi dell'Ypg

Nello stesso momento, il governo turco è profondamente coinvolto nel dispiegamento di truppe nei pressi di Afrin con grande determinazione. Inoltre, ci sono anche stati alcuni contatti tra il presidente Erdogan e Vladimir Putin in merito alle più recenti strategie militari da adottare nel corso del conflitto siriano.

È abbastanza evidente che se le milizie governative appoggeranno i curdi dell’Ypg, potrebbero immediatamente scatenarsi delle conseguenze piuttosto pesanti da parte del governo di Ankara. Secondo le più accreditate fonti turche al momento sono stati neutralizzati ben 1.641 militanti curdi appartenenti all’Ypg o, addirittura, allo Stato Islamico. La missione militare denominata “Ramoscello d’ulivo” è stata fortemente voluta da Erdogan con lo scopo di annientare le forze indipendentiste curde. La crisi siriana, pertanto, apre a nuovi ed imprevedibili scenari. Auspicabile un intervento in extremis della Russia che possa fare da tramite tra uno storico alleato come Assad ed uno 'di comodo' come Erdogan.

Necessario un piano diplomatico che possa soddisfare entrambe le parti, al contrario la situazione nel martoriato Paese potrebbe farsi nuovamente incandescente ed aprire, dopo la fine della guerra civile e la sconfitta dell'Isis, un nuovo fronte di combattimenti.