Ancora avvolta nel mistero la vicenda del mitomane bellunese che semina il panico tra gli abitanti della zona. In base a certe attinenze tra le singolari manifestazioni del soggetto (o dei soggetti) interessato e gli eccentrici interessi di un nucleo familiare di Cesiomaggiore, le indagini si sono concentrate su tre membri della stessa famiglia, padre settantenne, figlio trentenne e madre, che non risulterebbe però ancora indagata, ma solo sospettata di favoreggiamento.

Da un sopralluogo dei Carabinieri della Compagnia di Feltre effettuato presso la loro abitazione, sarebbero emersi altri indizi che avvalorerebbero l’accusa nei confronti di Nemesio e Samuele Aquini, padre e figlio ritenuti responsabili di procurato allarme per un’escalation di episodi che vanno da minacce tramite missive contenenti una polverina, spacciata per antrace; danneggiamento di luoghi sacri, per scritte ed incisioni sulle pareti di una chiesetta del paese, incendio doloso e, ultima, meschina trovata, caramelle gommose farcite di spilli. Sono stati infatti rilevati oggetti quali libri e preghiere di natura satanica e inneggianti al nazismo.

Le lettere di minacce in rosso

Nel frattempo, due lettere anonime, scritte in rosso e con calligrafia runica, del tutto simile a quella della prima lettera in cui il mittente chiedeva che fosse eretta una statua in onore di Erostrato, sono state fatte recapitare presso la sede del Comune, al sindaco Carlo Zanella, e alla scuola del paese. Le lettere inviterebbero gli inquirenti a cambiare obiettivo e spostare l’attenzione su altri possibili autori. Analizzate dalla Procura, attraverso perizia calligrafica e verifiche su indizi-chiave, saranno oggetto di confronto con i diretti interessati, i quali, di propria sponte, hanno chiesto di essere interrogati. Cosa che avverrà certamente, come ha sottolineato il procuratore Paolo Luca, il quale ha assicurato “tutte le cautele del caso, anche a tutela delle persone indagate”.

Sì, perché Nemesio e Samuele Aquini sono indagati, ma non ancora imputati. Sarà necessaria peraltro una perizia psichiatrica che ne accerti l’eventuale colpevolezza o innocenza.

Nemesio sembrerebbe essere il maggior indiziato in questa vicenda, soprattutto per via di certi interessi personali (altrimenti considerati legittimi e non necessariamente interconnessi) tra Hitler e la chimica.

Lui si giustifica, affermando che non è un reato coltivare certe passioni. A quanto pare, il figlio sarebbe solo strumentale a mettere in atto i suoi progetti.

Erostrato e la ‘Sindrome di Dio’

Una patologia che afflisse persino Picasso, quando affermò compiaciuto di sapere cosa si prova ad essere Dio. Ma cosa spinge un uomo comune a cimentarsi in situazioni così pericolosamente clamorose?

Probabilmente ciò che spinge ogni mitomane, ossessionato dal delirio di immortalità ed onnipotenza: segnare, in qualche modo, nel bene o nel male, il suo passaggio nella storia. Affermare con forza il suo esistere, suggellandolo attraverso gesti sensazionali che lo esaltino e lo elevino agli onori della cronaca. Desiderio di uscire dall’anonimato, insomma. Ma non solo. In questi soggetti domina la pretesa di sostituirsi a Dio, compiendo azioni talvolta estremamente altruistiche, altre volte totalmente distruttive, simulando così una condizione di assoluto dominio e controllo delle vite altrui.

Non a caso, il mitomane in questione, chiunque esso sia, ha scelto di celarsi dietro un nome significativo, preso in prestito dalla mitologia greca.

Erostrato era infatti un pastore, che, per far sì che il suo nome non tramontasse e rimanesse immortale, distrusse con un incendio il tempio di Artemide. Altro indizio questo a sostegno dell’accusa, poiché l’autore di questa follia deve avere un background culturale notevole.