Spesso si pensa agli alieni come entità super intelligenti con una spiritualità evoluta che non farebbero mai del male al pianeta Terra. Benché la cinematografia abbia portato sul grande schermo film catastrofisti come “Alien” e “Indipendence Day”, sono sempre di più le persone che guardano gli alieni quasi come esseri celestiali, paragonabili ad angeli, perfettamente puri, presenti sul nostro pianeta per aiutarci a evolvere. Non la pensa però così la star della fisica moderna Stephen Hawking, che ha più volte affermato che dovremmo smettere di tentare di stabilire un contatto con gli alieni perché potremmo essere seriamente a rischio distruzione.

La teoria di due scienziati

Per quanto non ci siano prove dell’esistenza degli alieni non significa che non esistano. Le distanze sono per la scienza l’ostacolo principale da abbattere per l’incontro tra diverse civiltà, ma essere avanti alla razza umana di milioni di anni di evoluzione, potrebbero aver trovato modi alternativi di poter attraversare il tessuto spazio-temporale. Ma esseri così evoluti come attaccherebbero la razza umana? John Learned, professore di fisica e astronomia all'Università delle Hawaii, e Michael Hippke, uno scienziato che si autodefinisce “gentiluomo”, hanno pubblicato un documento su come gli alieni, una volta entrati in contatto con noi, potrebbero annientarci.

Un virus informatico alieno

Per cominciare, qualsiasi messaggio inviato dagli alieni sarebbe necessariamente in qualche forma di codice macchina, e quel codice particolare potrebbe essere qualsiasi cosa. Gli scienziati aprono lo scenario su un possibile virus. Questo codice macchina potrebbe essere in grado di controllare le testate nucleari, entrare nelle nostre case o addirittura mettere fuori uso l’intera rete mondiale.

Gli alieni non sanno del resto come funzionano i nostri computer e potrebbero causare tutti questi danni in via del tutto involontaria. Qualunque messaggio proveniente da esseri di altri mondi dovrebbe viaggiare obbligatoriamente tramite i computer. Purtroppo queste “macchine infernali” possono aiutare moltissima la nostra vita ma possono anche distruggerla.

La cosa più grave è che per quanto un software possa essere isolato o messo in sicurezza non esiste una "prigione perfetta" dove tenerlo in isolamento per sempre.

Per i due scienziati questa è un’eventualità reale che potrebbe verificarsi, probabilmente non oggi, ma nel prossimo futuro. E’ possibile consultare lo studio scientifico sul sito Arxiv con numero di documento 1802.02180