Jessica Valentina Faoro una settimana prima d'essere uccisa, presumibilmente, da Alessandro Garlaschi aveva chiamato i carabinieri. Il tramviere che la ospitava nel suo bilocale di via Brioschi 93 a Milano e che respinto, la notte tra martedì e mercoledì, l'avrebbe ammazzata colpendola dieci volte con un coltello da cucina, aveva già tentato di molestarla mentre lei dormiva. Lei aveva reagito e se ne era andata, ma poi purtroppo nella casa diventata la sua tomba c'è ritornata. Oggi il 39enne accusato di omicidio e vilipendio di cadavere, non ha risposto alle domande del gip Anna Calabi nel corso dell'interrogatorio nel carcere di San Vittore per la convalida del fermo.

L'allarme ai carabinieri

Lo scorso primo febbraio all'una di notte la pattuglia intervenuta aveva trovato Jessica in strada ad aspettarla dopo una fuga precipitosa. Malgrado la febbre, lasciate tutte le sue cose, aveva abbandonato alla svelta l'interno 11 al secondo piano dello stabile dei dipendenti dell'Atm, l'azienda di trasporto milanese, a causa di un orrendo risveglio. Garlaschi che le offriva l'alloggio in cambio di lavori domestici, aveva tentato un approccio sessuale mentre lei stava dormendo. La 19enne aveva subito chiamato i carabinieri fornendo l'indirizzo dove intervenire. I militari le avevano chiesto se avesse bisogno di una soluzione abitativa e se volesse denunciarlo. L'avevano invitata a chiamare di nuovo in caso di necessità, e le avevano proposto di far venire un'ambulanza per essere visitata al pronto soccorso.

Jessica aveva detto che ci sarebbe andata da sola in bicicletta e che sarebbe rimasta a dormire da un'amica perché non voleva più mettere piede in quella casa. Saliti nell'appartamento per un controllo, i militari avevano trovato il tramviere solo in casa. Proprio come la notte dell'omicidio, la moglie era a dormire dalla madre.

A Jessica aveva raccontato che era sua sorella, ma lei aveva intuito la menzogna e un rapporto ambiguo. Poi però purtroppo, la ragazza dalla vita difficile che non aveva mai avuto una famiglia, tolta in fasce ai genitiori, mamma a 16 anni, nella casa di appena 50 metri quadrati dove aveva lasciato due zaini e il suo pitbull c'è tornata.

Jessica avrebbe cercato di difendersi

La notte dell'omicidio Jessica avrebbe provato a difendersi per sottrarsi di nuovo alle pesanti avances di Garlaschi. Avrebbe ferito alle mani con un coltello da cucina il tramviere che però gliel'avrebbe subito sottratto per colpirla più volte al petto e al torace con rabbia fino a ucciderla. La sua "confessione" corrisponde solo in parte alla ricostruzione fatta dagli esperti. La perizia stabilirà se i tagli alle mani siano da difesa o se Garlaschi se li sia autoinferti. Non è credibile ciò che sostiene l'omicida: non ci sarebbe stato alcun approccio sessuale, ma un banale litigio per la scelta di un film da vedere degenerato. Tutto è accaduto nel cucinino dove c'era il divano letto in cui Jessica dormiva, lo stesso dove l'uomo aveva tentato avances appena una settimana prima.

Sotto quel letto ha poi cercato di nascondere il cadavere, metà in un borsone e metà avvolto nel cellophane, dopo un maldestro tentativo di bruciarlo. E dopo aver riposto il coltello ancora con tracce ematiche in un contenitore.

Una moglie 'sottomessa'

La moglie di Garlaschi è risultata estranea all'omicidio: l'ha stailito il pm Cristina Moveda. Ma il suo legame di coppia era a dir poco anomalo. Tollerava l'ossessione del marito, un tipo cupo e maniacale, per giovani e giovanissime. Disposta ad accettare tradimenti, o comunque complice remissiva di situazioni deviate. Quando ospitava in casa ragazze, come già accaduto in passato, capitava che lei andasse a dormire da sua madre. E' accaduto così in quei giorni fino all'omicidio.