A soli 19 anni la sua vita è giunta al capolinea, chiusa in un borsone dopo essere stata accoltellata dal proprietario di casa che voleva possederla e che lei aveva respinto. La storia di Jessica Valentina Faoro è quella di una ragazza cresciuta troppo in fretta, che non ha potuto esser figlia ed era diventata madre a soli 16 anni. Una vita difficile deragliata definitivamente a causa di un'ossessione maniacale di Alessandro Garlaschi. Il tramviere di 39 anni dipendente dell'Atm (azienda del trasporto pubblico locale) la ospitava in cambio di lavoretti domestici.

Lei lo conosceva da appena un paio di settimane. Ora l'uomo trasferito nel carcere di San Vittore, deve rispondere di omicidio volontario e vilipendio di cadavere.

Una vita alla giornata

Jessica non ha mai conosciuto le dolcezze della vita familiare. Le è mancato sempre un nido, a cominciare dalle braccia sicure di una mamma. Da piccolissima è stata tolta ai genitori, non ritenuti idonei. Il padre, anche lui dipendente Atm, avrebbe potuto vederla solo in incontri protetti. Infanzia e adolescenza le ha trascorse girando per case famiglia, avendo come figure di riferimento assistenti sociali e operatori di comunità. Luoghi da cui spesso scappava. A 16 anni ha avuto una bambina data in adozione, perché una ragazzina che vive allo sbando come può crescere una figlia?

Ha imparato presto a sopravvivere in quartieri difficili, facendo vita di strada, arrangiandosi con lavoretti saltuari, dormendo in rifugi occasionali. E senza perdere il sorriso, l'immotivata allegria giovanile, il gusto della provocazione a colpi di linguaccia: tutte caratteristiche che mostra nelle foto sulla sua pagina Facebook, ora presa d'assalto da tanti che, dopo questo caso e l'altro atroce omicidio di Pamela Mastropietro, gridano "basta mattanze!". Prima di approdare nell'appartamento dove Garlaschi viveva con la moglie, Jessica era da un'amica conosciuta alle forze di polizia. Ma avevano litigato e se ne era andata.

L'approdo nella casa del 'satiro'

L'annuncio messo da Garlaschi on line dell'offerta di un posto letto in casa sua, era sembrato a Jessica la salvezza.

Quando con il suo amato cane Zen è arrivata in via Brioschi 93, non sapeva che Garlaschi aveva un'ossessione per le ragazzine. Che già in passato, come un satiro che adesca ninfette, ne aveva attratte altre in casa, che però sono riuscite a salvarsi. Non sapeva neanche che quel tipo con i colleghi si vantava delle "prede" e mostrava con lo smartphone le sue foto. Ignorava, quando martedì dopo una passeggiata in centro lui l'ha portata in un ottico per regalarle lenti a contatto, che faceva così con tutte. Era la tappa di un corteggiamento in vista dell'affondo finale.

L'omicidio

La sera prima dell'omicidio, Garlaschi ha accompagnato la moglie, che pare estranea ai fatti, dalla suocera. Erano solo in casa con Jessica e il suo assassino che ha cercato un approccio sessuale nella notte tra martedì e mercoledì.

Non si aspettava una ragazza reattiva, abituata a cavarsela, che si è difesa sferrandogli una coltellata alle mani. A quel punto è diventato una belva: le ha strappato il coltello da cucina e l'ha colpita a morte con più fendenti.Tra le versioni farfugliate agli inquirenti, "mi sono solo difeso" ha detto alla pm Cristina Roveda facendo un'ammissione parziale. La lama ancora non è stata trovata. Quando l'aveva già ammazzata, alle sei di mattina, ha chiamato in azienda: "Oggi non vengo al lavoro, sto male". Era nel panico e non sapeva come disfarsi del cadavere. Ha provato in modo maldestro a farlo a pezzi, poi l'ha bruciarlo con l'alcol, l'ha infilato in un borsone. Quindi ha tentato di tagliarsi i polsi. Sporco di sangue è sceso in portineria dicendo "ho fatto un guaio enorme, ho una ragazza morta in casa". Si è arreso chiamando lui stesso la polizia.