Il tribunale pakistano ha finalmente reso giustizia a Mashal Khan, giovane studente ucciso da una folla inferocita il 13 aprile del 2017. Il processo che si è svolto dentro il carcere di Harpur, ha accusato l'assassino di omicidio premeditato che verrà punito con la pena di morte mediante impiccagione, mentre le altre 5 persone che hanno partecipato all'assassinio sono state condannate all'ergastolo.

Mashal Khan è stato ucciso perché accusato ingiustamente di blasfemia.

Mashal Khan, picchiato, calpestato e sparato perché accusato di blasfemia

E' successo in Pakistan nell'aprile del 2017,quando un giovane studente universitario, Mashal Khan, è stato accusato di aver pubblicato materiale su Facebook con contenuti blasfemi.

La Blasfemia per il Pakistan è sinonimo di morte, un crimine che va punito in maniera atroce e così è successo, infatti dopo l'accusa, il 13 aprile del 2017, centinaia di universitari e altre persone che facevano parte dello staff dell'università si sono diretti verso la stanza di Mashal, dopo averlo afferrato lo hanno portato in piazza, e da quel momento il giovane si è trasformato in un bersaglio umano. Ragazzi che lo picchiavano, altri che lo calpestavano, un corpo mutilato che hanno deciso di finire con colpi di arma da fuoco. Una morte filmata da un cellulare, un video che poi diffuso ha visto la folla inferocita attaccare quel corpo inerme. Le indagini della Polizia avvenute dopo il delitto hanno confermato che il giovane studente assassinato non aveva commesso una blasfemia.

Durante il processo alcuni testimoni hanno testimoniato che, alcuni giorni prima della sua morte, Mashal Khan avesse criticato il lavoro svolto dell'amministrazione dell'università.

Mashal Khan, umanista che celebrava la libertà di parola

Mashal Khan, aveva solo un'unica colpa, quello di sentirsi un umanista, una scritta sulle pareti della stanza lo descriveva al meglio, uno slogan che chiedeva la libertà di parola, quella libertà che lo ha condannato a morire in maniera atroce.

Oggi finalmente dopo la sentenza emessa contro i suoi assassini Mashal ha trovato giustizia, anche se su Asianews, alcuni cattolici e attivisti dichiarano che la giustizia è stata fatta solo in parte, in quanto alcune persone che avevano preso parte al linciaggio sono state "liberate dalla colpa". Sempre secondo i cattolici le leggi sulla blasfemia, se continueranno a rimanere in vigore, saranno solo la "scusa" giusta per continuare a commettere atti di violenza e morte, nonché diventerà uno strumento di vendetta, come è infatti successo al giovane Mashal. Rojar Noor Alam, direttore delle operazioni Caritas del Pakistan pronuncia:" Alziamo la nostra voce e preghiamo insieme affinché non non avvengano più omicidi come quello di Mashal Khan".