Era partito lo scorso 4 aprile, giorno che doveva essere il più felice della sua vita. In quella data sarebbe dovuto nascere suo figlio Leonardo. Invece non è uscito vivo dalla sala parto così come la sua mamma, Marta Lazzarin, morta a 35 anni per arresto cardiocircolatorio sopraggiunto durante l'espulsione del feto. Domenica 18 febbraio, dopo 325 giorni e circa 4600 chilometri percorsi, il protagonista di questa storia, Christian Cappello, è tornato a casa a Bassano del Grappa, terminato il viaggio della sua rinascita. Con la sua compagna di vita e di viaggi da 17 anni, si era ripromesso di percorrere l’Italia a piedi per raccogliere fondi per i bambini malati di Fibrosi cistica.

Il destino ha deciso altrimenti. Ma lui quel viaggio l'ha fatto lo stesso, tramutando una tragedia personale immane in un cammino di speranza e in una missione altruistica.

'I passi di Marta', un lungo viaggio d'amore

Un dolore devastante ha sconvolto la vita di Christian. Dopo la perdita di Marta e Leonardo, credeva che il futuro fosse impossibile. All'inizio aveva pensato al suicidio perché con Marta, da 17 anni, condivideva vita e avventure, avevano fondato un blog di viaggi e avevano tanti progetti in vista della nascita del bambino. Poi, però, ha capito che stare chiuso in una stanza a piangere e lasciarsi assediare dalla sofferenza, non è quello che la donna della sua vita avrebbe voluto accadesse mai.

Allora ha cercato di reagire. Inizialmente fondando la onlus "Marta4kids" in memoria di Marta e Leonardo. Poi ha intrapreso quel cammino, dando idealmente la mano alla sua compagna e portando sulle spalle il suo bambino. Un lungo giro per l'Italia che era nei progetti della coppia per far conoscere le malattie rare e raccogliere fondi.

L'ha intrapreso da solo per tornare a vivere tramutando l'immenso dolore in una missione altruistica. Il suo cammino a piedi si è svolto in 212 tappe, da solo ma mai solo. Perché ogni giorno, grazie al suo gps, si univano a lui tante persone, anche malati e familiari per compiere circa 30 chilometri insieme. E in ogni posto in cui si fermava, c'era qualcuno disposto ad ospitarlo, ad offrirgli un pasto caldo, un letto, parole di conforto, solidarietà.

A ogni tappa c'era anche chi si è dedicato ad organizzare serate o iniziative di beneficenza per aiutarlo a raccogliere i fondi: 100 mila euro, 60 mila dei quali sono già stati devoluti allo Ierfec Onlus, il centro europeo di ricerca sulla fibrosi cistica. Nel corso di questo lunghissimo viaggio d'amore in cui è emerso il volto migliore dell'Italia, si è anche fermato in ventidue ospedali per visitare i bambini ricoverati. Aiutando chi soffre, si è reso conto di aiutare se stesso ad affrontare il grande percorso della vita. Ora è tornato a casa "rigenerato" perché ha onorato la memoria di chi ama facendo del bene. Il diario del suo viaggio è diventato un libro intitolato "Andare avanti".

L'incoraggiamento del Papa

La sua storia ha commosso tutti, anche papa Francesco che, secondo la sua modalità semplice, diretta e sorprendente che lo fa amare, ha voluto chiamare personalmente Christian al telefono. Una telefonata per incoraggiarlo, complimentarsi con lui per la sua iniziativa d'amore e generosità. All'inizio il blogger viaggiatore credeva si trattasse dello scherzo di un amico. Papa Bergoglio si è fatto riconoscere citando passi della lettera che Christian gli aveva inviato tempo prima. Ed è esplosa la gioia mista all'emozione. Per sbaglio l'ha chiamato "sua Immensità". Ma questa è un'altra storia.