La sua vita era diventata un’ossessione. Un incubo da quando quel maledetto video e quelle foto un po’ spinte, erano finite nelle mani sbagliate ed erano state viste da tanti. Troppi. Per questo motivo la Procura di Tempio – che indaga e ha indagato sulla tragica sorte di Michela Deriu (trovata senza vita a casa di un’amica a La Maddalena) - ha stretto il cerchio su due giovani di Porto Torres: Mirko Campus, 24 anni, e Roberto Costantino Perantoni, che di anni ne ha 29. I due – secondo gli investigatori – avrebbero avuto un ruolo determinante nel suicidio di Michela.

La giovane studentessa infatti sarebbe stata umiliata, offesa, ferita più volte perché quelle foto e quel video erano diventati di dominio pubblico. La sua vita privata era stata violata con la diffusione di quel materiale scottante, che la ritraeva in atteggiamenti intimi. E di tutto questo – almeno secondo la Procura – i responsabili sarebbero i due giovani che sono stati accusati di diffamazione e morte come conseguenza di altro reato. In parole povere, per gli investigatori dei Carabinieri il comportamento da loro tenuto ha portato al suicidio di Michela.

Un suicidio annunciato?

La giovane, infatti, il 5 novembre scorso si era tolta la vita nell’appartamento di un’amica a La Maddalena, dove era andata a rifugiarsi perché quelle voci erano diventate troppo insistenti.

Ormai le immagini e il video erano di dominio pubblico. Per questo – secondo gli investigatori – la studentessa, intorno alle 3 del mattino del 5 novembre, era andata in cucina e si era impiccata. Non avrebbe retto all’umiliazione e alla vergogna. Quando infatti poi i Carabinieri erano giunti sul luogo del tragico evento, avevano ritrovato due foglietti scritti a penna, da lei.

Nei quali si parlava di ricatti e umiliazioni per un vecchio video. E proprio da qui sono partite le indagini che hanno portato al fermo dei due giovani.

Una strana rapina

Diversi giorni prima del suicidio (il 31 ottobre) Michela Deriu aveva raccontato ai Carabinieri di essere stata rapinata, proprio nel tratto di strada che dal bar in cui lavorava la portava a casa.

L’aggressione era accaduta intorno all'una e trenta del mattino e nessuno si sarebbe accorto di niente. Tra l’altro la vittima aveva denunciato la rapina (le erano stati portati via parecchi euro) soltanto diversi giorni dopo: il 3 novembre, quando la notizia era arrivata ai giornali che l’avevano pubblicata. Una rapina definita “strana” dagli investigatori che sin dall’inizio avevano avuto dubbi: era stata simulata? Questo ancora non si sa, ma da queste indagini gli inquirenti sono arrivati a scrivere sul registro degli indagati i nomi dei due giovani. E considerando che le indagini sono ancora in corso è molto probabile che la lista degli indagati possa anche aumentare.