Papa Francesco è al centro della peggiore crisi del suo quinquennio di pontificato. La causa? lo scandalo legato agli abusi sessuali all'interno della Chiesa. Il Santo Padre ha sempre goduto di grande popolarità e stima da parte dei fedeli perché dice le cose giuste al momento giusto. Lo ha fatto anche quando ha promesso "tolleranza zero" nei confronti di tossicodipendenti e spacciatori, esprimendo il suo cordoglio e la sua compassione per le vittime dei commercianti di morte.

Non ha mancato neppure di prendere decisioni drastiche, non ultima la rimozione dei vescovi coinvolti nei recenti scandali di pedofilia.

Una comprensibile reazione di indignazione, dunque, e di sorpresa quella scatenata nei giorni scorsi - nel corso del recente viaggio in America Latina dalla sua affermazione che il vaticano ha bisogno di prove certe per condannare le pecore nere. La dichiarazione fu subito ritratta in seguito alle proteste contro Juan Barros, vescovo della Diocesi di Osomo in Cile, accusato di avere taciuto sugli abusi perpetrati da un prete pedofilo. L'assenza di prove non è sufficiente per respingere le accuse, aveva poi stigmatizzato il Pontefice, arrivando a chiedere scusa per la sua leggerezza ai microfoni dei giornalisti sul volo di ritorno a Roma.

Con le sue parole, papa Francesco aveva turbato persino uno dei suoi consiglieri più fidati, il cardinale Sean O'Malley, che ha criticato il pontefice con parole insolitamente dure.

Anche perché lo stesso O'Malley aveva consegnato personalmente al Pontefice un dossier contenente importanti incartamenti sul caso del vescovo cileno già nel 2015. È possibile che il papa, assorto nei suoi impegni, non l'abbia letto? Se lo stanno chiedendo in molti. In risposta alle critiche mosse contro di lui, Papa Francesco questo mese ha inviato in Cile l'arcivescovo Charles Scicluna, il suo principale investigatore per i casi di pedofilia, per indagare sul caso Barros.

Troppo poco. E troppo tardi, è stato detto. Tuttavia, qualunque piega prendano ora le cose, la reputazione di Papa Francesco ne esce irrimediabilmente compromessa. Una macchia difficile da cancellare per il Santo Padre e il suo entourage.

Lo scandalo degli internati spagnoli

La tempesta non accenna a placarsi. È di oggi la notizia diffusa dal quotidiano ispano-americano "Pùblico" di una lettera inviata per email alla redazione dall'avvocato Montserrat Fernández Garrido.

La Garrido, donna indubbiamente tenace - si legge nel testo del servizio - si è rivolta ancora una volta ai media per denunciare la scarsa attenzione della Chiesa cattolica al fenomeno degli abusi sui minori da parte di prelati. Montserrat ha fatto una richiesta precisa: chiedere scusa per gli abusi commessi sotto il regime franchista nei centri di detenzione dove erano presenti anche molti bambini.

Non possiamo fare a meno di chiederci, ancora una volta, - sottolinea la Garido - perché la Spagna sia rimasta uno dei pochi paesi cattolici in cui la Chiesa non è stata sottoposta a una severa revisione pubblica del suo passato. Mentre negli Stati Uniti - aggiunge l'avvocato - si moltiplicano drammaticamente i casi di abuso, come pure in Francia, Austria, Regno Unito, Australia, Olanda, Cile e Germania, per dare alcuni esempi, in Spagna sembra che casi tanto eclatanti come quelli che si riferiscono agli internati franchisti siano condannati al silenzio, conclude la corrispondente non senza una punta di amarezza.

La trasmissione su TV3 dell'inquietante documentario realizzato dai giornalisti catalani Montse Armengou e Ricard Belis "Els internats de la por", ha già sconvolto l'opinione pubblica. Ed è destinata a scatenare - se possibile - ancora più sdegno e indignazione negli spettatori e tra il popolo del web, che oggi - nel bene e nel male - non fa sconti a nessuno.