Fatto inquietante quello che ha come protagonista un consigliere comunale del PD, che per un motivo banale ha punito in maniera terribile il bracciante che lavorava nella sua azienda di prodotti orticoli. Ora Rosario Dezio di 40 anni è stato fermato dalla compagnia di carabinieri locale con l'accusa di lesioni colpose e sequestro di persona.
Rosario Dezio: appende il bracciante romeno e lo tortura per due ore
L'uomo, Rosario Dezio di Vittoria, un paese in provincia di Ragusa, ha pestato a sangue il bracciante che da tempo lavorava in nero nella sua azienda di prodotti orticoli in serra.
L'operaio romeno, a causa del freddo, ha preso una bombola di gas per riscaldarsi, un gesto che ha fatto scattare la rabbia del suo datore di lavoro. Rosario dopo aver afferrato il romeno lo ha rinchiuso in garage, gli ha legato mani e piedi per poi appenderlo alla trave. Due ore di torture, di bastonate che hanno causato al bracciante diverse fratture. La ferocia del consigliere comunale non ha trovato modo di placarsi e dopo aver sparato in aria un colpo di fucile con l'intenzione di impaurire gli altri braccianti, ne ha presi altri due a caso e li ha picchiati.
Rosario Dezio, conosciuto in paese anche per essere un consigliere comunale del PD, è titolare dell'azienda agricola in cui lavorano, o meglio vengono sfruttati tanti stranieri.
Dopo aver ammesso le violenze nei confronti dei braccianti, la squadra mobile dei carabinieri lo ha fermato e arrestato con l'accusa di lesioni colpose e sequestro di persona. La ditta di prodotti agricoli era già stata indicata da alcuni abitanti di Vittoria, come luogo di sfruttamento della manodopera e lavoro nero.
Allarme caporalato e sfruttamento: i dati del 2017 confermano l'aumento
Il settore maggiormente colpito dal caporalato e dallo sfruttamento umano è senza dubbio l'agricoltura, a confermarlo il rapporto annuale dell'Ispettorato Nazionale del lavoro, che è uscito nei giorni scorsi, riporta che nelle ispezioni effettuate nel 2017 sono ben 5.222 i lavoratori irregolari e più di 3.000 i lavoratori in nero.
Ivana Galli, segretaria generale della Flai Cgil dichiara: "sono dati e numeri allarmanti, e ciò significa che la nuova norma in fatto di contrasto al caporalato e allo sfruttamento, non è riuscita a fermare l'azione repressiva e tanto meno i percorsi di regolarizzazione". Le norme che rientrano nel protocollo "Cura legalità uscita dal ghetto", dovrebbero, sempre secondo la segretaria generale Galli, essere riprese, rilanciate e rifinanziate per evitare, insieme alla legge 199/16, che i dati dello sfruttamento umano aumentino ancora.