Non si ferma l'ondata d'indignazione, che dalla Sicilia si è propagata in tutta Italia nel giro di pochi giorni, per la strage di cani provocata da “mani invisibili” sulle strade di Sciacca. Mentre è in corso ancora la triste conta delle vittime (una trentina secondo i volontari, fino a 50 secondo altre fonti locali), tra le quali si annoverano diversi cuccioli raggiunti dalle polpette avvelenate e morti dopo una crudele agonia come gli esemplari più grandi presi di mira dai silenziosi sterminatori di randagi, la rabbia cresce e non solo in Sicilia per l'incredibile gesto compiuto ai danni di anime innocenti.
Strage di cani randagi a Sciacca, la politica reagisce
Vibranti come previsto, di fronte a un episodio così scandaloso, le reazioni del mondo politico sia a livello locale che nazionale: tra i primi a manifestare rabbia e sconforto per quanto avvenuto nella provincia di Agrigento, l'esponente del M5S Paolo Bernini che ha espresso la volontà di presentare denuncia insieme all'associazione “DPA - Difesa Protezione Animali Onlus” contro ignoti. Sulla stessa lunghezza d'onda, anche se da un altro fronte, l'ex ministro del Turismo di centrodestra e attuale candidato nelle liste di Forza Italia per le elezioni politiche 2018 Michela Vittoria Brambilla, intenzionata a chiedere in tutte le forme possibili giustizia per quella che la fondatrice del "Movimento Animalista" non ha esitato a definire “una strage di Stato”.
Animalisti sul piede di guerra per la strage di cani a Sciacca
Pressati dalle proteste di tanti cittadini, il presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana Gianfranco Miccichè e il Governatore dell'isola Nello Musumeci hanno promesso un impegno immediato nella lotta al randagismo e la presenza della Regione Sicilia in qualità di parte civile in un futuro processo contro i responsabili dell'ignobile mattanza di innocenti avvenuta nei giorni scorsi a Sciacca.
Nel frattempo, la priorità dei volontari attivi nell'Agrigentino è diventata il salvataggio degli ultimi cani rimasti sul luogo della carneficina e si moltiplicano di ora in ora gli appelli sui social network per “aprire le porte delle case” agli amici a quattro zampe sopravvissuti alla furia criminale dei “dog hunters”. Sul fronte delle indagini, sembra aprirsi qualche spiraglio con il possibile recupero, da parte degli investigatori, di uno o più video contenenti testimonianze indirette dei fatti che hanno sconvolto l'opinione pubblica più sensibile al tema dei diritti degli animali.