L'Usl di Treviso sarà costretta a pagare l'80% dei costi necessari per l'intervento chirurgico e il viaggio di un giovane che per cambiare sesso ha deciso di recarsi in California. L'azienda sanitaria dovrà inoltre pagare il viaggio dell'accompagnatore, in quanto l'operazione richiederà sicuramente la presenza di un aiuto. La decisione è stata presa dopo le varie cause che il giovane ha avviato per ottenere un suo diritto.

Giovane con disturbi d'identità vuole cambiare sesso, l'Usl nega l'intervento per cinque anni e ora paga

La storia ha inizio nel 2013 quando un giovane, con disturbi di identità di genere, volendo cambiare sesso si era rivolto all'azienda sanitaria per ottenere un permesso che lo avrebbe portato negli Usa per l'intervento.

L'ospedale Mills scelto dal paziente risulta infatti essere specializzato in questo tipo di operazioni, ma il costo di 21 mila dollari e i 15 mila per le spese di viaggio hanno portato l'Usl a negargli il permesso, chiedendo allo stesso di farsi operare in Italia. Il ragazzo trevisano non ha accettato il consiglio e ha avviato subito una causa con l'aiuto dell'avvocato Alessandra Gracis. Nel 2015 è arrivata la sentenza del tribunale, la quale, dando ragione al paziente, chiedeva all'Usl di farsi carico dell'80% delle spese. La risposta dell'azienda sanitaria di Treviso è rimasta sempre la stessa, ovvero il diniego al pagamento. Il giovane non ha mollato e dopo un'altra causa avviata nel 2015 è riuscito a ottenere il suo "diritto".

Pochi giorni fa l'Usl, tramite il direttore generale Francesco Benazzi, ha comunicato al paziente la disponibilità di pagare l'intervento aggiungendo inoltre alcuni dettagli.

Cambiare sesso è un vizio personale o un diritto pari alla salute?

Francesco Benazzi, dopo aver rinunciato al ricorso ha dichiarato: "Abbiamo deciso di pagare anche il biglietto aereo dell'accompagnatore, oltre a quello del paziente, entrambi in classe economica perché sicuramente l'intervento richiederà la presenza di un sostegno nei giorni a seguire".

L'avvocato Gracis, soddisfatta di aver raggiunto l'obbiettivo prefissato, ha riportato: "speriamo che l'apertura del centro di disturbi di genere di Abano riesca ad evitare quanto successo al mio cliente". Nel 2017 l'assessore Luca Coletto ha proposto alla giunta di trasformare il policlinico privato di Abano Terme in un centro dove poter eseguire interventi di cambio sesso, per questa opera erano stati stanziati 600 mila euro con inizio e termine lavori nel triennio 2018-2020.

Il consiglio dopo avere negato il progetto ha deciso ora di chiedere alla giunta di riprendere la questione. Nicola Finco, capogruppo del Carroccio, durante il consiglio regionale è stata abbastanza chiaro: "cambiare sesso è solo un vizio personale e come tale deve essere pagato da chi ha bisogno di soddisfarlo". Altrettanto chiara è stata la risposta dell'avvocato Gracis: " l'identità di genere è una patologia e quindi va intesa come diritto alla salute".