Vive a Pozzuolo, ameno paesino del Friuli in provincia di Udine che ha 7mila abitanti dove tutti sanno tutto di tutti, o quasi. Ma non avrebbe mai pensato di diventare all'improvviso un caso mediatico dopo 35 anni di "dolce far niente" trascorsi nell'ombra e rigorosamente a norma di legge. A 'rompere' le uova nel paniere di una vita tranquilla e beata perfettamente legale, è stata la trasmissione giornalistica 'quinta colonna' che l'ha scovata segnalandola come caso da record. Detiene un primato raro, ma tutt'altro che unico, in qualità di super baby pensionata, una ex collaboratrice scolastica che oggi ha 64 anni, andata in pensione quando era una giovane donna di 29 anni.
Dopo aver cumulato appena 14 anni, sei mesi e un giorno di contributi versati. Anomalie italiane: la legge le ha permesso di farlo.
'Vitalizio' a norma di legge
Aveva iniziato a lavorare all'età di quindici anni. Faceva la bidella in una scuola. A 29 anni, età in cui nel mondo di oggi moltissimi giovani italiani devono ancora cominciare a lavorare e non è detto ci riescano, e dopo aver cumulato 14 anni, sei mesi e un giorno di contributi versati, grazie ad una normativa ha potuto tirare i remi in barca, congedarsi dal mondo del lavoro e ritagliarsi una vita piacevole e sicura. Oggi è una nonna di 64 anni, età in cui la maggior parte degli italiani sta ancora lavorando non avendo raggiunto l'età pensionabile, ed è esentata da preoccupazioni economiche, potendo contare mensilmente sul 94% dello stipendio di allora.
Finora le sono stati versati dall'Inps assegni per un valore pari a circa 200mila euro e risulta essere la baby-pensionata più longeva. A scovarla è stata la trasmissione di approfondimento giornalistico 'Quinta Colonna', condotta su Rete 4 da Paolo Del Debbio. L'inviata Elena Redaelli è arrivata sulla soglia dell'abitazione della signora per avere la conferma del suo record, ma la donna non è parsa gradire l'iniziativa e non ha voluto farsi riprendere, né tantomeno intervistare.
Effetti del decreto Rumor
Le baby pensioni sono costate finora al 'sistema Italia' più di 150 miliardi di euro, pari allo 0,4% del Pil. Questa è la pesante eredità di una legge del 1973 il cui conto, da 45 anni a questa parte, lo stiamo ancora pagando. C'è circa mezzo milione di persone in pensione dagli anni '80 del secolo scorso con un assegno che va dai 500 ai 1500 euro lordi al mese: tutto 'grazie' al decreto dell'allora presidente del Consiglio, il vicentino Dc Mariano Rumor.
Il decreto fu firmato il 29 dicembre 1973, in piena Prima Repubblica, sotto la presidenza di Giovanni Leone. In questa stortura italiana, molti cittadini, invece, sono in attesa di sapere se e quando riusciranno mai ad andare in pensione. Dal 2019, l'età della pensione per tutti, uomini e donne, sarà a 67 anni come previsto dalla riforma Fornero, mentre quest'anno a 66 anni e 7 mesi, con tutte le eccezioni, variazioni e complicazioni del caso.