Nicholas sarkozy, accusato per aver ricevuto finanziamenti dalla libia a scopi elettorali, ritiene "calunnie" le accuse per le quali è stato incriminato dalla magistratura. Nel corso dell'interrogatorio, egli ha più volte affermato che mancano le prove materiali per dimostrare l'esistenza di un finanziamento libico alla campagna elettorale delle presidenziali del 2007. Il paradosso sarebbe costituito dall'atteggiamento dell'ex premier francese, che si sarebbe dimostrato uno dei maggiori sostenitori della caduta del 'regime' libico di Gheddafi, quando quest'ultimo, al contrario, se ne sarebbe rivelato un potenziale alleato politico.

L'accusa non sarebbe il frutto di semplici congetture, ma di ben quattro anni d'inchiesta. Sarkozy è stato sottoposto a un interrogatorio di due giorni a Nanterre, con lo stato di fermo. Soltanto nella serata del 21 marzo, l'ex presidente sarebbe rientrato nella propria abitazione, sotto controllo giudiziario, ovvero una modalità molto simile alla libertà condizionata, che prevede una restrizione dei movimenti in attesa di un vero processo.

Le testimonianze

L'Ufficio anti-corruzione ha interrogato l'ex statista, il quale avrebbe negato l'addebitamento di bonifici sospetti, rivelati nel 2012 dal sito francese Mediapart; un totale di circa 50 milioni di euro sarebbe giunto a destinazione per finanziare l'elezione dell'allora leader del centro-destra.

Sarkozy avrà sei mesi di tempo per difendersi dall'incriminazione, termine dopo il quale i giudici decideranno se vi siano delle prove sufficienti per aprire un processo contro il presidente francese, sul quale gravano due ulteriori inchieste. A confermare le incriminazioni della magistratura francese vi sarebbero gli ex responsabili del governo libico e l'ex mediatore Ziad Takieddine.

Sarkozy nega di aver incontrato l'ex rappresentante fra il 2005 e il 2011, periodo oggetto dell'indagine. "Com'è possibile affermare che io abbia favorito gli interessi dello stato libico? Fui io stesso a ottenere il mandato dell'Onu al fine di rovesciare il regime libico di Gheddafi. Senza il mio intervento, questo regime esisterebbe tutt'ora".

Sebbene le affermazioni dell'ex leader francese possano essere veritiere, testimoniano che il processo di "democratizzazione" del mondo islamico, denominato dai media "primavera araba", sarebbe stato piuttosto il frutto di un'ingerenza degli stati occidentali.