Le squadre mobili di Ancona e Forlì, con l'aiuto del servizio centrale operativo, hanno accusato d'associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù, maltrattamenti ed evasione fiscale Mario Pianesi e quattro suoi collaboratori. Gli inquirenti dal 2013 raccoglievano prove sugli illeciti commessi della setta, operativa tra l'Emilia Romagna e le Marche. L'inchiesta è partita in seguito alle denunce di una giovane donna che ha raccontato agli inquirenti di avere creduto nella dieta miracolosa di Mario Pianesi, imprenditore del settore macrobiotico.
Le persone ai vertici dell'associazione, tra cui la moglie, pretendevano che i seguaci della setta che non avessero più alcun contatto con l'ambiente esterno alla setta. Inoltre, esigevano elevate donazioni di denaro. Agli indagati è stato contestato anche il reato di evasione fiscale per una cifra di centinaia di migliaia di euro.
Diete al limite, divieto di assumere farmaci, lavoro sottopagato e l'obbligo di donazioni all'associazione
Lo stile di vita a cui erano assoggettati gli adepti della setta era molto duro. Seguivano delle diete al limite della fame, che prendevano il nome dal maestro. Erano anche obbligati ad assistere a lunghe conferenze sulla forza purificatrice della dottrina alimentare proposta dal guru.
Secondo il santone, la sua disciplina alimentare sarebbe stata in grado di curare ogni genere di malattie. L'uomo era contrario all'uso d'ogni tipo di sostanze farmacologiche ritenendole nocive e affermando che i medici fossero tutti degli assassini. Si è saputo che Pianesi obbligava i suoi seguaci a sospendere le cure. Questo suo modo d'agire ha provocato sordità su una bambina, a causa di un'otite non curata.
Inoltre, una ragazza senza problemi costituzionali è arrivata a pesare 35 kg. Lo scopo del maestro e dei suoi complici era evidentemente quello di creare una sorta di asservimento da parte degli adepti. I suoi collaboratori facevano parte della 'segreteria' ed erano distribuiti in tutta Italia divisi in 'capizona' e ' capicentri' .
Le persone asservite alla setta erano spinte ad abbandonare la loro attività lavorativa per dedicarsi a lavorare duramente per l'associazione sottopagati ed erano anche chiamati a devolvere elevate somme di denaro al guru. Chi non riusciva a pagare veniva sottoposto a un processo umiliante davanti al guru e agli adepti. L'esame delle somme di denaro sono state convogliate sui conti personali degli indagati.
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