Svelato il mistero del piccolo scheletro di Atacama: non appartiene ad un essere ‘alieno, come a molti piaceva supporre, ma al feto umano di una bambina. L’enigma è stato risolto grazie all’analisi del DNA che ha permesso di identificare i minuscoli resti, 15 centimetri circa, come appartenenti ad un feto umano

di sesso femminile di circa quarant’anni fa, affetto da una serie di anomalie genetiche. I risultati delle analisi, compiute dalle università americane di Stanford e San Francisco, sono stati resi noti attraverso un articolo pubblicato sulla rivista Genome Research.

Il ritrovamento del piccolo scheletro di Atacama

Quello dello scheletro Ata, così soprannominato dal nome della località del suo ritrovamento, Atacama, in Perù, era un mistero che da 15 anni accendeva la fantasia di studiosi, che cercavano nella scienza la spiegazione per un corpo così deforme, e di appassionati di ufologia, che vedevano nel minuscolo scheletro la prova dell’esistenza di forme di vita aliene. Era il 2003, in fatti, quando il piccolo corpo fu ritrovato avvolto in una borsa di pelle nei pressi di una chiesa abbandonata. Dopo vari passaggi di mano, Ata fu acquistato al mercato nero da un imprenditore spagnolo che chiese a Steven Greer, noto ufologo fondatore del Disclosure Project , impegnato nella ricerca di prove dell’esistenza degli Ufo, di indagare sulla provenienza.

Sottoposto a tomografia computerizzata, lo scheletro rivelò analogie con le dimensioni di un feto umano ma con ossa invecchiate precocemente che corrispondevano a quelle di un bambino di 6/8 anni.

Fu lo stesso Greer a ricorrere all’immunologo Gary Nolan, dell’Università di Stanford, affinché potesse sequenziale il DNA della creatura misteriosa.

Il responso del DNA fu chiaro: si trattava di un essere umano nato circa quarant’anni prima del suo ritrovamento. Rimaneva ora da spiegare il perché delle strane deformazioni che lo rendevano simile ad un alieno uscito da un film di fantascienza.

I risultati delle analisi del DNA

I risultati delle analisi pubblicati su Genome Research hanno ora svelato l’ultimo mistero dello scheletro di Atacama.

Le sue deformazioni sarebbero il risultato di una serie di rare mutazioni genetiche legate a malattie come il nanismo, la scoliosi ad altre anomalie muscolo-scheletriche. Una combinazione di sette mutazioni genetiche il cui studio, spiega Nolan, potrebbe essere utile a svelare i meccanismi biologici che stanno alla base della malattia, contribuendo alla lotta alle malattie ossee e alla ricerca di farmaci per la riparazione delle fratture.