Un'autentica odissea quella che è costretto a vivere Cesare Pes, 54enne di Sassari, affetto da una neuropatia motoria diabetica che pian piano ha paralizzato gli arti inferiori, facendo lievitare notevolmente il suo peso sino ad arrivare ai 220 chilogrammi.

Per questo motivo, ha dovuto rinviare la degenza nel reparto di urologia delle Cliniche Universitarie di Sassari, visto che non erano disponibili i mezzi di soccorso dotati della speciale barella per il trasporto di obesi. Il peso di Cesare Pes, peraltro, è solo stimato perché da anni non viene fatto salire su una bilancia.

E questo problema di trasporto negli ultimi sette giorni si è presentato due volte e che pare non trovare vie d'uscita.

Al disagio che Cesare Per ha dovuto subire nell'attesa di veder reperire una barella adeguata per recarsi in reparto dove lo aspettava una visita programmata per un intervento chirurgico, si è aggiunta la mortificazione per dover rinunciare a tutto. Nonostante l'appuntamento fosse da tempo stabilito per le ore 12 del 21 marzo, il servizio sanitario non ha predisposto il suo trasporto. E dopo due ore di tentativi per trovare una soluzione alternativa, ci si è arresi.

Lettighe speciali non disponibili, inutili i tentativi dei vigili del fuoco

Le due lettighe speciali, quelle in dotazione al personale sanitario del 118, non erano usufruibili.

La prima impegnata in un altro trasporto, la seconda fuori uso. Stesso discorso per l'autoambulanza della 2F, convenzionata con l'azienda sanitaria locale, impossibilitata a spostare l'ammalato.

Si è perfino tentata una mediazione con i vigili del fuoco, giunti dalla vicina stazione di piazza Conte Moriana, che non hanno potuto che accertare l'assenza delle condizioni per aiutare l'invalido.

Quasi impossibile sollevarlo dal letto a braccia, ancora più difficile pensare di trasportarlo per tre piani, impossibile ricorrere all'ascensore, troppo piccolo per ospitare l'ammalato.

Si tratta dell'ennesima altra tegola si è abbattuta su Cesare Pes, dopo due già arrivate nei mesi scorsi: la Asl, infatti non solo non gli ha fornito un sollevatore che gli permetta almeno di alzarsi dal letto, ma non è arrivato neppure il previsto letto speciale, adatto alle sue dimensioni e necessità.

Il grido di dolore

Intervistato da un quotidiano sassarese, Cesare Pes ha affermato che la degenza sarebbe dovuta iniziare la scorsa settimana. Tuttavia, per le stesse motivazioni, è dovuto rimanere a casa. La visita, nonostante fosse certificata con carattere d'urgenza e dunque non procrastinabile, è stata rinviata.

L'uomo, che da quattro anni lotta contro questa patologia, non si da pace. E provocatoriamente lancia il suo grido di sconforto nei confronti delle istituzioni, a suo dire perdenti, nei confronti del male che giorno dopo giorno gli sta portando via la serenità di una vita dignitosa.