Il Tar ha accolto il ricorso del centro culturale islamico contro lo stop all’edificazione della “grande moscheadell’hinterland milanese. Quindi i lavori di costruzione ripartiranno? È ancora presto per dirlo.

La moschea non s’ha da fare. O forse si?

La precedente giunta di centrosinistra aveva autorizzato la costruzione di un luogo di culto per i musulmani, fin dal 2013. Ci sono state molte tensioni a seguito di questa decisione, in particolare durante la campagna elettorale del 2017, in cui il tema della costruzione della moschea è stato uno dei punti centrali del programma del centrodestra, poi risultato vincente.

L’attuale giunta (FI) si è sempre opposta con forza all’edificazione della moschea, arrivando, l’anno scorso, a dichiarare la decadenza della convenzione per una serie di motivazioni di carattere economico ed amministrativo. In particolare, tra di esse spiccano i mancati pagamenti al comune per oltre 300.000 euro. Il Tar ha però bocciato le argomentazioni del comune lombardo, scatenando l’ira del Sindaco Di Stefano: “Siamo alla follia [....] i debiti sono carta straccia?”.

La vicenda processuale

Il Comune ha lamentato una serie di mancati pagamenti per 320.000 euro e la contrarietà alla legge urbanistica regionale del 2015. Un inadempimento economico o un problema urbanistico possono limitare il diritto di culto?

In questo caso il giudice ha ritenuto di no. Il ritardo nei pagamenti non è stato valutato come così grave da giustificare la decadenza. Servirebbe un ritardo maggiore o un debito più elevato, probabilmente. Riguardo al secondo punto, il diritto alla libertà religiosa non può essere limitato da una legge regionale sull’urbanistica, come stabilito anche dalla Corte Costituzionale.

Inoltre, la convenzione risale al 2013, mentre la legge al 2015: per essere efficace sarebbe dovuta essere retroattiva.

Ma non finisce qui

Il Comune non ha certo abbandonato la sua posizione. Il primo cittadino ha già espresso la volontà di indire un referendum tra la popolazione sulla questione (che non potrebbe comunque incidere sulla costruzione o meno della moschea) e ha avanzato ipotesi su finanziamenti al centro islamico da parte di fonti in qualche modo legate al terrorismo.

La battaglia politica si prospetta ancora assai lunga.

La questione dell’apertura delle moschee in Italia è da anni un problema spinoso: la popolazione tendenzialmente non le vede di buon occhio, ma al tempo stesso i cittadini musulmani hanno bisogno di un luogo di culto (ma soprattutto, ne hanno il diritto costituzionale). Sorgono così centinaia di moschee clandestine presso abitazioni private, aumentando la segregazione e la rabbia della minoranza musulmana. Se si vuole ragionare in termini di contrasto al terrorismo, poi, è molto più facile controllare l’operato di poche moschee ufficiali che di centinaia, o migliaia, di piccole moschee clandestine, frequentate da poche decine di persone. Forse un giorno anche chi fa campagna contro di esse lo capirà.