La morte improvvisa del calciatore della Fiorentina Davide Astori ha lasciato un segno profondo nel mondo dello sport. La società Fiorentina, la Lega Calcio, le federazioni dello sport, migliaia di appassionati si sono stretti intono ai familiari del giovane 31enne, professionista impeccabile, talentuoso e gentile che a solo 31 anni è venuto a mancare nella notte di domenica 4 marzo mentre la con la squadra era in ritiro prima di affrontare il match in casa dell'Udinese. Sono seguiti giorni di profonda tristezza e come spesso capita, nei momenti carichi di tensione emotiva le parole di personaggi pubblici possono essere mal interpretate.
È il caso del celebre opinionista sportivo e giornalista sportivo Mario Sconcerti.
Mario Sconcerti e le parole della discordia
Nel pomeriggio sportivo, fermo per il grave lutto di Davide Astori, di domenica 4 marzo durante il celebre programma calcistico 90° Minuto, Mario Sconcerti ha cercato di trovare parole, e forse qualche giustificazione chissà, per la morte del calciatore. La frase che ha suscitato molto scalpore tra gli appassionati di Ciclismo è stata: "(...) , ho visto corse ciclistiche, il ciclismo è sempre stata una cosa ulteriore perché non sempre era tutto naturale (...)". Molti telespettatori appassionati di ciclismo si sono chiesti cosa volesse dire con quelle parole il giornalista e di riflesso sul web è infuriata la polemica.
Certamente non è stata un'uscita felice quella di Sconcerti, accusato da amatori e appassionati di voler screditare il mondo della bicicletta.
La rettifica del giornalista con una lettera aperta a Renato Di Rocco
Bisogna ricordare che proprio il noto giornalista ha raccontato per molti anni le corse ciclistiche, costruendo proprio la sua professione di giornalista sportivo.
Proprio per le polemiche degli ultimi giorni Sconcerti ha sentito il bisogno di scrivere una lettera pubblica al presidente di Federciclismo, Renato Di Rocco.
Non ci sono scuse nelle parole di Sconcerti, bensì una precisazione ferma e netta di quanto detto in diretta tv, qui di seguito alcuni passaggi chiave della lettera: "(...) parlando della morte di Davide Astori avrei detto che non era una morte da ciclismo.
Ricordo di aver usato questa specie di paragone, ma non con un intento offensivo (..)" Poi un passaggio che ci preme sottolineare: " (..) Non volevo certo fare una gerarchia della morte nello sport. (...)". È possibile leggere l'intera lettera sul sito della Federazione Ciclistica.