Antonietta Gargiulo è uscita dalla prognosi riservata. E' fuori pericolo la mamma di 39 anni che a Cisterna di Latina lo scorso 28 febbraio è stata gravemente ferita con la pistola d'ordinanza dal marito appuntato Luigi Capasso che poi ha ucciso le figlie Martina e Alessia di 7 e 13 anni e infine si è tolto la vita. Lo ha reso noto la trasmissione 'Chi l'ha visto?' nel programma di stamattina. La donna è ricoverata dal giorno della strage nell'ospedale romano San Camillo. Il caso ha sconvolto e commosso l'Italia intera.

Le condizioni di Antonietta migliorano

Antonietta è stata trasferita dal reparto di terapia intensiva a quello di chirurgia generale dove dovrà trascorrere tutta la fase della riabilitazione. I medici hanno reso noto che le sue condizioni sono in via di miglioramento e che è costantemente assistita dai familiari e da una equipe di psicologi che dovranno aiutarla a farle prendere contatto con la realtà. Venerdì scorso nella chiesa di San Valentino a Collina dei Pini si sono svolti i funerali di Alessia e Martina a cui hanno partecipato 15mila persone. Solo il giorno precedente Antonietta uscita dal coma farmaceutico, era stata informata da familiari e psicologi che le sue amatissime figlie sono state uccise dal padre.

Impossibilitata a parlare dopo l'intervento di ricostruzione della mandibola attinta da uno dei tre proiettili sparati dalla pistola del marito appuntato, Antonietta aveva reagito chiudendo gli occhi e stringendo con forza il lenzuolo del letto. A quel punto i medici l'avevano sedata per lasciarla riposare. Nel giorno dei funerali delle bambine, la mamma è rimasta a pregare con una consorella nel suo letto d'ospedale ed è stata una preghiera muta non potendo parlare.

Familiari (le sorelle, il fratello, i genitori) e medici le sono sempre accanto. Ma ora inizierà la fase più delicata e difficile della sua vita. Don Livio, il parroco che ha celebrato i funerali, ha detto che sia la signora Gargiulo che i suoi familiari hanno perdonato Luigi Capasso per ciò che ha fatto. Ma oltre la fede, ci vorrà un lungo percorso perché Antonietta possa caricarsi di questa croce, convivere con una sofferenza atroce e riuscire a trovare la forza di vivere.

'Puoi tornare a vivere'

Tra le tante voci di mamme che stanno dando il loro incoraggiamento ad Antonietta in questi giorni, ce ne è una particolare. È la voce di Elena Morè, una donna di 45 anni residente a Cesena sopravvissuta a un'analoga sciagura. Nel 2012, suo marito gettò dalla finestra i suoi due figli, Samuele di 4 anni ed Emanuela di appena 14 mesi, per poi lanciarsi anche lui nel vuoto. Anche questa donna è l'unica superstite di una strage: riuscì a salvarsi tramite l'aiuto di un vicino. Lei ad Antonietta dice: 'Tornare a vivere si può. Ma non dovrà farsi sensi di colpa'. Perché tutto quello che poteva fare l'ha fatto. Dovrà sapere che una parte di lei è morta per sempre. Elena c'è riuscita a tornare a vivere grazie agli specialisti, dedicandosi al volontariato e sviluppando la consapevolezza che se è sopravvissuta è perché ha ancora un compito da svolgere nel mondo.

La psicoterapeuta

'Non dovrà incolparsi di nulla, non avrebbe potuto salvare le figlie'. A parlare cosi è pure Magda Di Renzo, psicoterapeuta dell’età evolutiva, esperta di stress traumatico. Il marito ha sparato prima a lei per ucciderla e non avrebbe potuto fare nulla per le sue bambine.

Secondo la terapeuta, in questa vicenda altamente tragica e dalle conseguenze gravissime, occorrerà un lavoro d'equipe continuativo con il supporto della famiglia e della comunità. Dovrà essere seguita da specialisti per un lungo periodo. Non basteranno colloqui né ripristinare solo la salute fisica.