Dopo neanche un mese dall’ultimo incidente che ha coinvolto un Aereo di linea Antonov An-148 della Saratov Airlines, decollato dall’aeroporto Domodedovo e precipitato nel distretto di Ramensky (dopo soli cinque minuti di viaggio, con a bordo 65 passeggeri e sei membri dell’equipaggio), ecco che giunge notizia di un altro velivolo russo precipitato questa volta in territorio siriano.
Incidente all’atterraggio: errore umano o guasto?
L’aereo militare, partito dalla Russia con a bordo 26 passeggeri e 6 dell’equipaggio, era diretto alla base di Khmeimim, in Siria.
Mancavano pochi minuti all’atterraggio, ma per colpa di un guasto tecnico o di un errore umano il velivolo ha subito uno schianto, che non ha lasciato superstiti. È stato aperto un fascicolo per indagare sulle cause dell’incidente. Si escludono attacchi da terra o colpi di arma da fuoco.
Per primo, è stato il Ministero della Difesa di Mosca a diffondere la notizia e in una lunga nota affermerebbe anche che “il disastro, secondo informazioni preliminari, è apparentemente dovuto a un problema tecnico”.
La base di Khmeimim e la presenza russa in Siria
Attualmente, Khmeimim è la più importante base aerea russa nel Medio Oriente, protetta da sistemi di sicurezza a prova di missili e di attacchi aerei.
La presenza russa sul territorio siriano infatti è oramai radicata e influisce sulle relazioni interne tra le varie fazioni in conflitto.
Di recente, i ribelli basati a Idlib avevano tentato di colpire la roccaforte di Khmeimim con delle granate, nonostante Mosca si ritagli continuamente delle posizioni di favore, offrendo vie di fuga e di salvezza ai combattenti, come sta accadendo nelle ultime ore nella Ghouta orientale.
Di fronte all’attacco dei governativi nei confronti dei ribelli segregati ad Harasta, il governo russo ha aperto corridoi umanitari per permettere ai civili di raggiungere la città di Idlib.
Intanto, la situazione nel Nord-Ovest del Paese si complica con il trasferimento di 1700 combattenti arabi-cristiani, tra i reduci di Raqqa e ex militari anti-Isis, chiamati a combattere ad Afrin.
Siria, l'Onu accusa: "Nella Ghouta orientale usate armi chimiche" https://t.co/AQCtXn9mqL
— la Repubblica (@repubblica) 6 marzo 2018
L’appello dell’Onu: “Per i civili è una punizione collettiva inaccettabile”
La situazione in Siria è stata definita dall’Onu “oltre la soglia critica”.
“I civili si trovano in una doppia morsa – ha affermato un rappresentante Onu - poiché il governo non ha permesso l’accesso alle zone assediate a un convoglio di 40 camion carichi di aiuti umanitari, medicinali e cibo soprattutto, diretto a Douma, la più importante città della Ghouta orientale. L’accesso non è stato autorizzato neppure durante le cinque ore di tregua, dalle 9 alle 14, che si ripetono da cinque giorni senza risultati apprezzabili” e conclude “Siamo in presenza di una punizione collettiva inaccettabile”.