E' stato posto agli arresti domiciliari un uomo di 52 anni di Acri, città in provincia di Cosenza. L'uomo è titolare di un'impresa individuale, e nei mesi scorsi è stato protagonista di un'aggressione ai danni di un suo ex dipendente. Proprio da questa aggressione sono iniziate una serie di indagini che hanno permesso agli inquirenti di scoprire altri particolari che hanno portato all'arresto.

Lo scorso mese di gennaio l'uomo aveva aggredito un suo ex dipendente colpendolo con una pala

Lo scorso gennaio era saltata alle cronache la vicenda un uomo di 23 anni, di nazionalità afgana che era stato ridotto in fin di vita dopo una colluttazione nella quale lo stesso ragazzo era stato colpito con una pala dal suo ex datore di lavoro.

L'episodio accadde ad Acri, centro di oltre ventimila abitanti, in provincia di Cosenza. In quel caso, dalle prime ricostruzioni emerse che il giovane si fosse recato in compagnia di un amico, anche lui straniero, nei pressi dell'abitazione del cinquantaduenne, titolare di un'impresa individuale. Pare che il 23enne avanzasse una somma di denaro, frutto di alcune giornate di lavoro, che il ragazzo aveva svolto all'interno della ditta. Alle richieste di denaro, l'uomo dapprima avrebbe risposto attraverso insulti e minacce, poi armato di un badile colpì alla testa il ragazzo. Il 23enne venne trasportato a spalle dall'amico, nei pressi della locale Caserma dei Carabinieri, per poi essere soccorso dai sanitari e trasportato all'Ospedale di Cosenza con un forte trauma cranico.

Il ragazzo rimase per alcuni giorni in stato di coma

Dopo l'aggressione, il giovane afgano rimase ricoverato in stato di coma per circa quattro giorni e raccolse la solidarietà di tanti amici che costantemente presidiavano la stanza dove il ragazzo era ricoverato. Nella città di Acri, apparse anche nell'occasione uno striscione in piazza con l'augurio di una presta guarigione.

Le indagini svolte in questi mesi hanno portato all'arresto dell'uomo

Dopo l'aggressione, vennero subito avviate le indagini, per stabilire le precise responsabilità del cinquantaduenne durante quel pomeriggio del 6 gennaio.Dalle indagini svolte dai militari dell'Arma dei Carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Cosenza, è emersa una situazione grave che durava da alcuni mesi.

Secondo le ricostruzioni, infatti, pare che il 52enne, titolare come già scritto di un'impresa individuale, dal mese di maggio 2017, avrebbe sfruttato tre giovani stranieri, (con regolare permesso di soggiorno), facendoli lavorare "in nero" con orari e trattamenti massacranti. I tre, vennero impiegati in lavori di edilizia, ma anche nella coltivazione di alcuni campi di proprietà dello stesso uomo, e nella custodia di animali. Tutti questi lavori svolti nella più totale assenza di strumenti di lavoro utile e in mancanza di apparecchiature mediche, necessarie in caso di eventuali infortuni. Per questi fatti, il GIP del Tribunale di Cosenza, ha disposto nei confronti del cinquantaduenne di Acri, la misura cautelare degli arresti domiciliari per i reati di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro” e “lesioni personali aggravate”.