L'ultimo capitolo nella cupa vicenda di una casalinga scomparsa da quattro anni, ha il sapore della beffa: è una stonata nota burocratica. Lo Stato chiede a Guerrina Piscaglia, la donna di 50 anni svanita nel nulla in provincia di Arezzo il 1° maggio del 2014 e il cui corpo non è stato mai trovato, il pagamento di una cartella dell'Imu. Secondo i giudici, non c'è dubbio che la donna sia morta: uccisa da Gratien Alabi, un sacerdote congolese conosciuto come Padre Graziano, con cui aveva una relazione. L'avrebbe eliminata temendo uno scandalo. Questo non esime il fisco da chiedere alla stessa il pagamento della tassa.
Cartella esattoriale
Ai familiari della donna è arrivata la notifica del pagamento dell'Imu relativa alla casa di Novafeltria in provincia di Rimini ereditata dai genitori. Un immobile che ora sarebbe di proprietà della scomparsa, oltre che delle sue sorelle. Ma dalla sua sparizione, i passaggi di successione da fare non sono stati portati a termine. L'imposta richiesta è di 150 euro, una cifra certamente accessibile. Ma il punto non è l'ammontare della somma. E' che la richiesta stride con la vicenda giudiziaria. Per i giudici della corte d’Assise di Arezzo e di Appello di Firenze, la casalinga è morta strangolata da padre Gratien Alabi con cui aveva una relazione diventata per il religioso ingestibile perché lei si era innamorata di lui in modo 'sofferente e anomalo'.
Alabi è stato condannato a 27 anni in primo grado, in appello con pena ridotta di due anni, a 25 anni. Guerrina non è mai stata trovata: per il fisco italiano come per l'anagrafe, lei dunque è ancora viva e deve pagare le tasse come qualsiasi contribuente. I familiari hanno fatto presente in Comune la particolarità della situazione.
D'altra parte in paese la storia è stra-nota a tutti, amministratori e compaesani. Ciò non toglie che la pratica vada avanti e la cartella in scadenza a giugno debba essere pagata. I familiari intendono opporsi non per la somma ma per una questione di principio: questa 'insolenza' burocratica aggiunge dolore al dolore.
Scomparsa davanti alla canonica
L'ultima volta che Guerrina è stata vista viva nel suo paese Ca Raffaello nel comune di Badia Tedalda, località sull'appennino in provincia di Arezzo, era il primo maggio del 2014. Era uscita di casa per andare davanti alla canonica dove era parroco padre Graziano. Era vestita con abiti da festa come se avesse appuntamento con qualcuno. Con il sacerdote secondo i giudici. Da quel momento nessuno l'ha più vista e tutte le ricerche sono state vane. Per gli inquirenti è stata soppressa dal prete con il quale aveva una relazione segreta. L'uomo che si sentiva ricattabile e temeva che lei svelasse tutto, ne avrebbe distrutto il corpo. Gratien, ai domiciliari in un convento a Roma con il braccialetto elettronico e che ora rischia di tornare in carcere, ha sempre negato ogni addebito e continua a dichiararsi innocente.
I suoi legali tentano l'ultima carta: lo scorso 27 aprile hanno presentato ricorso in Cassazione. Per i familiari della vittima, sarebbe stato opportuno almeno aspettare l'esito finale del processo prima di inviare la cartella esattoriale. Guerrina risulta ancora iscritta all'anagrafe e di conseguenza è ancora negli elenchi del fisco. Lo stesso Stato che chiede alla donna defunta di pagare l'Imu, ora ritenta le ricerche del suo corpo. In questi giorni, infatti, è arrivata una richiesta da parte del Commissario di governo per le persone scomparse perché sia messo a disposizione il dna della donna, già prelevato nel corso delle indagini da rossetto e spazzolino. Sarà inserito nella banca dati nazionale in modo che possa essere confrontato con resti umani eventualmente trovati.